Il «ciclo illegale del cemento»

Il villaggio turistico «Pino di Lenne» di Palagiano (Ta) è stato dichiarato abusivo nel 1987. La lottizzazione provocò la devastazione di un bosco di pini d’Aleppo lungo il fiume Lenne, e nel 2013 il Consiglio di Stato ha ribadito che il Comune dovrebbe provvedere all’abbattimento, per ripristinare – se mai sarà possibile – lo stato dei luoghi. Il villaggio è ancora lì. E’ un esempio di quello che Legambiente definisce «ciclo illegale del cemento», che nel 2017 ha portato alla luce 3.908 infrazioni e alla denuncia di 4.977 persone. Il 46,2% dei reati si concentra in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria.

Legambiente chiede di semplificare l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive, avocando la responsabilità delle procedure agli organi dello Stato (i prefetti), esonerando da tale onere i responsabili degli uffici tecnici comunali e, in subordine, i sindaci (pochi quelli che hanno il coraggio di far muovere le ruspe). Secondo le stime del Cresme, nel 2017 in Italia sarebbero state costruite circa 17.000 nuove case abusive.

Biodiversità, reati aumentati del 18%

Nel 2017 sono state più di 6mila le persone denunciate per reati contro la biodiversità, quasi 17 al giorno, e 7mila le infrazioni (19 al giorno, più 18% rispetto al 2016). L’aggressione riguarda specie protette come lupi, orsi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pesci spada… Le regioni a tradizionale presenza mafiosa totalizzano il 43% di questo tipo di reati. La Sicilia è in testa i (1.177, il 16,8% del totale), seguita dalla Puglia (946 reati) e dal Lazio (727). In quarta posizione c’è, per la prima volta, la Liguria (569), che supera Calabria (496) e Campania (430). La propensione all’illegalità è dovuta con ogni probabilità – è scritto nel Rapporto – alla «insignificanza delle sanzioni contravvenzionali»: i bracconieri rischiano un’ammenda da 774 a 2.065 euro. Un limite riconosciuto anche dal ministro Costa: «Il bracconaggio è un reato odioso, andrebbe inserito nella legge 68 ( sugli ecoreati, ndr). È mia aspirazione che questi reati entrino nel Codice penale, come reati contro l’ambiente» ha detto ieri.

Agroalimentare, 37mila reati

La filiera illecita nel settore agroalimentare vale un miliardo di euro, segnando un più 30% rispetto al 2016. Sono aumentati i reati, che toccano quota 37mila. 22mila le persone denunciate e/o diffidate, 196 gli arresti e 2.733 i sequestri. I settori più colpiti sono quello ittico, la ristorazione, la produzione di vini e alcolici, ma anche sanità e cosmesi. La contraffazione di prodotti agroalimentari è una delle calamità del settore, spiega Legambiente, citando l’ultima Relazione della Direzione nazionale antimafia: «Nel settore agroalimentare la falsificazione attiene generalmente all’origine geografica del prodotto o alla denominazione di origine». E ancora: «La falsificazione delle indicazioni geografiche tutelate e delle denominazioni protette sfrutta qualità, apprezzamento e notorietà dei prodotti alimentari italiani». Distrugge l’immagine del made in Italy, fondata sugli 818 prodotti agroalimentari riconosciuti dall’Unione europea.