«L’ipotesi più probabile circa l’origine del coronavirus è quella di un salto di specie da un animale»: è questo il principale risultato del rapporto degli specialisti dell’Organizzazione mondiale della sanità che hanno indagato in Cina su questo argomento. E ciò avrebbe dovuto porre fine alla questione sull’origine del virus. Che però venti autorevoli scienziati hanno riproposto chiedendo che venga ritirato questo rapporto per «scarse informazioni» sull’Istituto di virologia di Wuhan, riaprendo la questione di un virus di laboratorio sfuggito per un incidente da questo Istituto, come hanno sempre sostenuto gli Stati Uniti.

Dunque per completezza d’analisi e per considerare la possibilità di strategie geopolitiche e militari condotte con i virus, sarebbe necessario considerare anche la possibilità di un virus creato in laboratorio.
In realtà il rapporto dell’Oms parla dell’origine del virus da un non identificato animale come «ipotesi più probabile», non ci sono prove ma ipotesi: «poco probabile» la derivazione dai pipistrelli, «estremamente improbabile» l’incidente nell’Istituto di virologia di Wuhan, «probabile» l’introduzione in Cina con surgelati provenienti dall’estero. Solo ipotesi dunque, tanto che il rapporto è stato così commentato: «Risposte lontanissime dall’essere conclusive» (La Repubblica), «Due incognite e nessuna certezza» (Il Giorno), e così via. Del resto lo stesso rapporto concludeva: «Non è possibile, sulla base delle informazioni attuali, determinare come Sars-Cov-2 sia stato introdotto». E perfino il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato: «Sull’origine del virus tutte le ipotesi rimangono sul tavolo e richiedono ulteriori studi e analisi».
Ma, oltre a queste conclusioni dell’Oms, gli argomenti che si sono accumulati a questo proposito sono molti e può essere utile confrontarne i principali, a partire dalle dichiarazioni di Bill Gates.

Laboratori militari
Se fu il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ad annunciare al mondo nel 2001 il passaggio dalla guerra fredda alla guerra al terrore islamista, è stato invece il presidente della Microsoft Bill Gates nel 2015 ad annunciare il passaggio dalla guerra alla pandemia: «Dai missili ai microbi» le sue parole.
Evidentemente sta parlando dei microbi come di qualcosa di utilizzabile e disponibile, non sta certo confidando nella benedizione celeste nell’attesa che gli arrivi un virus naturale: infatti sta parlando dei missili sostituiti dai microbi, cioè di qualcosa che sostituisce un’arma. È noto, e lo si può apprendere dai media ufficiali, che centinaia di laboratori militari di virologia degli eserciti di tutto il mondo non hanno mai smesso di prepararsi alla guerra biologica, nonostante la sua messa al bando, producendo e manipolando ogni sorta di virus artificiali con le bioingegnerie.

Probabilmente Bill Gates ha previsto l’avvicinarsi di una guerra biologica e si è preparato ad affrontarla lasciando Microsoft e dedicandosi interamente, con ingenti somme, alla produzione di farmaci e vaccini antivirali.
Gates non si era sbagliato, anche perché aveva finanziato simulazioni che prevedevano aspetti della pandemia puntualmente verificatisi. Va da sé che chi avesse potuto prevedere una pandemia, avrebbe anche potuto operare in tempo per accumulare profitti.

Ma non c’è solo Bill Gates. Anche i governi di Cina e Stati Uniti hanno escluso l’origine naturale del virus, accusandosi l’un l’altro di averlo prodotto e, come vedremo, vi è anche una serie di notevoli «coincidenze». È vero che non si dovrebbero «strumentalizzare le coincidenze», ma quando diventa difficile attribuirle al caso, non v’è pensiero critico che possa non tenerne conto.

Ma se l’Organizzazione mondiale della sanità dichiara di non sapere come è nato, invece chi interpreta una «ipotesi più probabile» come una certezza, ritiene senz’altro che il virus abbia origine naturale. E, proprio come in passato si è creduto che la peste fosse una punizione divina, si crede oggi che il pianeta Terra, o qualche sua divinità ctonia, risponda ai maltrattamenti subiti generando pandemie.

Gli esperti di prebunking e debunking poi, che dovrebbero «prevenire e rimuovere le fandonie», affermano apoditticamente l’origine naturale, condannando non solo il negazionismo e le interpretazioni più stravaganti, ma anche la possibilità di dubitare e ogni altro tentativo di condurre un’indagine analitica o di esercitare un pensiero critico: infatti prima che i virologi forniscano oltre alle ipotesi anche le prove di un’origine naturale, definiscono ogni altra tesi come «complottismo», fake news, «caccia all’untore», «analfabetismo funzionale» o peggio.
Ma allora i primi destinatari di questi epiteti dovrebbero essere proprio i governi di Stati Uniti e Cina perché, com’è noto, tra i due paesi si sta giocando una grande partita sull’origine del virus.

Il grande match
Infatti da un lato, per tutto il 2020, il Pentagono, il presidente Usa Donald Trump e il segretario di stato Mike Pompeo hanno continuato a dichiarare che «vi sono prove enormi che il virus è made in China, sfuggito per un incidente nell’Istituto di virologia di Wuhan», una «pistola fumante» cinese che si è cercato di accreditare con una massiccia campagna mediatica. Persino in Italia una televisione commerciale si è aggiudicata questo compito.

D’altro lato invece un portavoce ufficiale del governo cinese, Zhao Lijian, direttore del Dipartimento informativo del Ministero degli esteri, il 12 marzo 2020 ha dichiarato che «il virus è stato portato a Wuhan dai soldati degli Stati Uniti durante i Giochi militari mondiali nell’ottobre 2019». Solo uno scambio di accuse? Hanno mentito entrambi? Certo non va dimenticato che perfino durante la peste di Atene (430 a.C.) si accusarono gli spartani di aver infettato i pozzi del Pireo mentre, secondo Tucidide, il flagello veniva dall’Etiopia.

Ma gli spartani non sapevano produrre virus. Quando invece, come accade oggi, si possono creare con le bioingegnerie ogni sorta di virus; quando un gruppo di virologi di varie nazionalità, c’era anche un italiano, ha prodotto proprio a Wuhan, nel 2015, un coronavirus modificato la cui pericolosità è stata denunciata da un premio Nobel; quando i governi di Cina e Stati Uniti si accusano a vicenda di aver prodotto il virus; quando la comunità scientifica non può escludere che si tratti di un virus artificiale; quando i governi degli Stati Uniti continuano a esibire false «pistole fumanti» pur di continuare un’ininterrotta serie di guerre, dall’incidente nel golfo del Tonchino alle armi di distruzione di massa di Saddam, fino al tentativo di dimostrare, al limite di una nuova guerra fredda, che la responsabilità della pandemia sia stata della Cina; quando alcuni capi di stato e perfino un cardinale, Ranjith, considerato il successore di papa Francesco, hanno accusato di «genocidio» una nazione «ricca e potente»; quando la pandemia si verifica proprio dopo un infittirsi di previsioni, annunci, approfondimenti, simulazioni, anche se un evento simile non si verificava da cento anni; quando notizie come queste si accumulano, allora è inevitabile che si tirino le somme e per questo hanno prevalso su Internet le congetture dell’incidente e dell’arma biologica: conclusioni che, a questo punto, dovrebbero apparire plausibili e che invece i debunkers considerano come gli esempi principali di «complottismo».

Ma per capirne qualcosa di più e per completezza di analisi, ha mantenuto aperte queste tre possibilità «Coronavirus: natura, incidente o arma?», un articolo della rivista AD Analisi Difesa, vicina agli ambienti del Ministero della Difesa italiano, e quindi assai lontana da fake news e «complottismo». Infatti l’articolo considera più probabile l’evento naturale visto che, storicamente, le grandi pandemie sono arrivate dall’Asia, dalla Peste Nera nel medioevo all’Asiatica nel 1958.

AD Analisi Difesa ritiene quindi che l’ipotesi dell’incidente e quella dell’arma biologica non meriterebbero attenzione se non fosse per il concorso di fatti «per lo meno curiosi» e di alcune «inquietanti coincidenze». E poi perché è necessario indagare anche possibili aspetti strategici e militari.

Innanzitutto si segnala la già citata dichiarazione di Zhao Lijian, portavoce ufficiale del governo cinese, che indicava come portatori del virus i trecento soldati americani partecipanti ai Giochi Militari Mondiali di Wuhan dell’ottobre 2019. «È probabile che fosse una precisa accusa agli Stati Uniti, fatta da un alto funzionario ma non dal ministro – scrive AD Analisi Difesa – per lanciare a Washington un monito più sommesso: ’Noi sappiamo’»
Quindi l’esercitazione all’aeroporto Tianhe di Wuhan, un mese prima dell’inizio dei Giochi Militari Mondiali, su come contenere il possibile «arrivo di un passeggero portatore di coronavirus»: «forse perché erano stati avvertiti da qualcuno della loro fitta rete di spionaggio negli Stati Uniti?»

E ancora che «la scelta di Wuhan avrebbe fornito agli Usa un ’alibi’ perfetto» per la presenza in questa città del più importante laboratorio cinese di virologia a cui attribuire la responsabilità di un incidente.

Sovversioni globali
Si rileva anche che gli Usa erano impegnati da tempo a contenere l’importanza crescente dell’economia cinese con l’imposizione dei dazi, ma con scarsi risultati. C’è dunque «la possibilità teorica – scrive ancora AD Analisi Difesa – che gli Stati Uniti abbiano modificato e sviluppato autonomamente un proprio ceppo da seminare in Cina come blanda arma da interdizione biologica per creare enormi problemi sociali a un avversario strategico», anche a costo di subire essi stessi pesanti contraccolpi. Infatti ne uscirà sovvertita la stessa globalizzazione: molti settori produttivi in Occidente, per esempio l’industria automobilistica, sono stati fermi anche per il mancato arrivo delle parti prodotte in Cina. Questo determinerà il rientro in patria della produzione di molte merci danneggiando soprattutto l’economia cinese.

Infine l’articolo sottolinea che molti laboratori militari hanno continuato a creare virus sperimentali incrociando componenti di ceppi diversi. Sono perciò disponibili molte varianti di coronavirus, accanto a germi ben più letali come il virus Marpurg o il batterio del Botulino. E questo vuol dire che sia i cinesi che gli americani potrebbero disporre di virus modificati all’origine della pandemia.

Fin qui l’indagine di AD Analisi Difesa, che conclude scrivendo: «Se le due potenze non faranno un passo indietro, sarà difficile accertare la verità sull’inizio della pandemia. La possibilità teorica del virus come arma biologica non significa certezza, e finché eventuali testimoni non riveleranno qualcosa di più, rimarranno altrettanto plausibili sia l’incidente all’Istituto di Wuhan, sia l’emergere di una nuova specie naturale di coronavirus».

Per confermare queste conclusioni, in attesa che i virologi siano in grado di provare se si tratti o no di un virus artificiale, si potrebbero aggiungere altre notizie di stampa che a loro volta potrebbero diventare altre «inquietanti coincidenze».

Per esempio «Event 201. Simulation of a Coronavirus Pandemic» dell’ottobre 2019 (chapeau, una «coincidenza» perfetta: la pandemia infatti comincia proprio in ottobre portata, secondo il governo cinese, dai soldati americani a Wuhan) a cura del Johns Hopkins Centre for Health Security di Baltimora, è la simulazione finanziata da Bill Gates. Vi si prevedeva anche l’andamento dei mercati finanziari. Infatti l’economia della pandemia riproduce esattamente l’economia di guerra: aumento imponente del debito pubblico, distruzione di capitali in alcuni settori produttivi e grandi profitti in altri.

C’è poi una sorprendente «coincidenza»: i mercati finanziari degli Stati Uniti hanno raggiunto nel 2020 livelli estremamente elevati. Gli indici americani Dow Jones, S&P e soprattutto Nasdaq, hanno registrato performance straordinarie come neanche dopo la vittoria nella Seconda guerra mondiale, mentre il Pil mondiale è andato giù di quasi dieci punti come neanche durante la Seconda guerra mondiale.

A parere degli analisti questo non è logico e non si spiega, neanche se si considera che Amazon e altri settori tecnologici sono stati favoriti dal lockdown, e che i mercati finanziari hanno contato sulla previsione che la banca centrale avrebbe continuato ad immettere liquidità. È stata una banale bolla finanziaria oppure, come era previsto nelle simulazioni, è stata proprio la pandemia a creare le condizioni per il più forte rialzo nella storia della borsa americana? Il Nasdaq è salito ininterrottamente nel 2020 fino a sfiorare in dicembre il +50%.

Inoltre va ancora ricordato ciò che scriveva Paul M. Sweezy, e cioè che l’economia capitalistica tende costantemente alla depressione che può essere contrastata da «stimoli esterni», e che è compito della politica estera degli Stati Uniti fornire costantemente questi «stimoli»: tenere viva la tensione internazionale per giustificare l’enorme spesa pubblica per la difesa, armi biologiche comprese, con relativa produzione di farmaci e vaccini antivirali. Come sappiamo, questa spesa pubblica contrasta la depressione perché ogni dollaro speso – come concordano gli analisti – fa aumentare il PIL di circa tre dollari entro un anno e con effetto duraturo.

Ricordiamo ancora, come ha scritto Zbigniew Brzezinski (La Grande Scacchiera), che i contribuenti americani sono disposti a sopportare questi stanziamenti alla difesa «solo in presenza di una minaccia o di una sfida improvvisa al loro benessere». Per esempio Pearl Harbour, la Guerra fredda, l’11 Settembre. O una pandemia.
Ancora una volta dunque potrebbe trattarsi di keynesismo militare e ancora una volta potrebbero valere le parole di Henry Kissinger «qualcuno deve pur fare il nemico»: la Cina, dopo gli islamisti, sarebbe perfetta.

Infine ciò che si dichiara nei documenti ufficiali del Pentagono: «Non dobbiamo aspettare che gli eventi si verifichino, dobbiamo invece creare il futuro». Che al Pentagono significa «dobbiamo creare conflitti».
Dunque vi sarebbe stato un attacco biologico degli Stati Uniti alla Cina? (con la conseguente rappresaglia cinese?) Ma questa è solo l’inconfessabile terza ipotesi. Tuttavia, se fosse vera, non sarebbe altro che la continuazione della gestione militare del ciclo economico, che governa da tempo le sorti del modo di produzione capitalistico: il ciclo economico, aveva scritto Paul Mattik, era diventato un ciclo di guerre mondiali.
Se fosse vera, e dopo i risultati di borsa, Ignatio Ramonet potrebbe aggiungere: l’antislamismo vi era piaciuto? La pandemia vi entusiasmerà.