Dopo oltre 40 anni di proibizionismo, la guerra alla droga sta cedendo il passo a guerre più remunerative, e una parte crescente della comunità scientifica ha ripreso a studiare quella classe di sostanze definite negli anni 20 fantastica e poi via via allucinogeni, psicotomimetici, schizogeni, enteogeni e psichedelici. Il termine deriva dalle parole greche psykhé (anima) e dêlos (manifestare). Più incerta l’etimologia di allucinogeni, forse dal greco alyo (andar vagando) o da Lucina, dea della mitologia romana di origine etrusca, dea del parto, colei che «porta i neonati alla luce». E che attraverso un uso assennato degli allucinogeni si possa veramente «vedere la luce» lo hanno verificato filosofi, imperatori, artisti, medici e gente di ogni estrazione sociale che per millenni nei Misteri di Eleusi bevvero il kikeon, pozione a base probabilmente di acido lisergico.

I principali composti psicoattivi psichedelici sono l’Lsd (sintetizzato nel 1938 da Albert Hofmann), la mescalina (presente nei cactus Peyote e San Pedro), la psilocibina (nei funghi Psilocybe) e la dimetiltriptamina (Dmt), sostanza prodotta dal corpo umano e da molte specie di animali e piante.

Oltre che ad aprire la mente ad altri stati di coscienza, queste sostanze sono state a lungo ingredienti di ricette atte a curare problemi del corpo e dello spirito. Il loro uso da parte di sciamani, guaritori e «streghe» ha ora fondamenta scientifiche.
In «Terapie psichedeliche», due poderosi volumi delle edizioni Shake (pp. 661), Adriana D’Arienzo (Ischia 1979) medico specialista in anestesia e rianimazione, e Giorgio Samorini (Bologna 1957) etnobotanico, autore di numerosi articoli e libri, fanno piazza pulita dei luoghi comuni e delle fake news che hanno sostenuto la propaganda proibizionista, e oltre a descrivere storia, caratteristiche ed effetti delle varie sostanze, riesumano la storia dimenticata di ricerche scientifiche sepolte in polverosi archivi. L’Italia per esempio è stata all’avanguardia negli studi clinici sulla psilocibina e nella pratica di «microdosing» nella cura di depressioni, sperimentata già nel 1961 e 1962 nell’Ospedale Psichiatrico di Bologna. Le prime ricerche italiane sulla mescalina datano verso il 1927. Non mancano gli aneddoti curiosi: lo psichiatra Dario Baroni nel manicomio di Pergine (Trento) somministrò a una cinquantina di pazienti, tra cui 22 «criminali», un intruglio di stramonio, caffeina, noce vomica, cola, cognac e glicerina.

Recentemente si sono ottenuti risultati incoraggianti con terapie psichedeliche su bambini autistici e con altre patologie. Sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, Yehiel Finer, firmandosi Ka-Tzetnik135633 come fu marchiato ad Auschwitz, racconta in «Shivati» il processo terapeutico con Lsd che intraprese in Olanda a metà degli anni 70.

Quasi tutti i nuovi studi sugli psichedelici sono finanziati da istituzioni private, negli Usa da Maps (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) e dall’Heffter Research Institute. In Inghilterra dalla Beckley Foundation creata da Amanda Feilding. In uno studio dell’Imperial College di Londra, su 893 consumatori di droghe (psichedelici, cocaina, alcol), gli assuntori di psichedelici hanno mostrato una maggiore tendenza a idee politiche di tipo liberale, giustizia sociale, uguaglianza, diffidenza per il capitalismo, preoccupazioni per l’ecologia e contrarietà verso le politiche autoritarie.

Ampio spazio nel libro è dedicato all’ayahuasca, la pozione visionaria dell’Amazzonia. Vari centri di terapia la usano in diversi paesi del sudamerica. La più nota è Takiwasi a Tarapoto (Perù) fondata nel 1992 dal medico francese Jacques Mabit. In quechua Takiwasi significa «la casa che canta». È l’esperienza psichedelica e non la sostanza per sé a essere terapeutica. Ed è spesso decisiva per curare dipendenze da eroina, cocaina, tabacco, alcool…

Nelle «Leggi» Cicerone scrive di ritorno da Eleusi: «… abbiamo conosciuto i veri principi della vita, e abbiamo ricevuto non solo una ragione per vivere lietamente, ma anche un motivo per morire con una migliore speranza». Terence McKenna avanzò l’ipotesi che l’uomo divenne «sapiens» quando nella sua dieta entrarono i funghi allucinogeni. Secondo Albert Hofmann il mondo attuale avrebbe un gran bisogno di qualcosa paragonabile ai misteri eleusini.
Dopo essere state tanto demonizzate, le sostanze psichedeliche potrebbero rivelarsi la cura necessaria per una civiltà che ha dichiarato guerra a se stessa.