Il Pd esulta ed è Luciano D’Alfonso, come nelle previsioni, a conquistare l’Abruzzo. Il suo 48% circa (con 916 sezioni scrutinate su 1642) pare consegnargli immediatamente la presidenza della Regione. A seguire ci sono Forza Italia (29,36%) e il M5S (19,42%). E’ lento lo spoglio delle elezioni regionali –lentissimo, a causa di un problema tecnico del programma di elaborazione dei dati che per la prima volta è stato gestito direttamente dalla regione del governatore uscente Chiodi –ma il Partito democratico, forte anche del consenso avuto alle Europee (Pd 32,38%; M5S 29,74%; FI 18,69%) e di sicuro trascinato dalle politiche di Renzi, sembra subito spuntarla.

D’Alfonso mette ko i suoi tre antagonisti: Gianni Chiodi, governatore uscente del centrodestra; Sara Marcozzi, candidata grillina, e Maurizio Acerbo, che si è presentato con la lista «Un’altra Regione». «Le prime cose che farò – dichiara D’Alfonso quando ancora i dati non sono definitivi – sarà una norma immediata che renda la vita più facile alle imprese. E la revisione del sistema sanitario regionale in modo che anche i cittadini d’Abruzzo abbiano facilità di accesso alle cure. Mi dedicherò pienamente a questo incarico senza prendere altri impegni».

Chiodi, 53 anni, ha voluto riprovarci guidando una coalizione composta da 4 liste: il partito di Berlusconi, Fratelli d’Italia-An, Ncd e la civica «Abruzzo Futuro Chiodi presidente». «Siamo stati battuti dal trend nazionale», si è giustificato. Entrato in politica nel 2004 come sindaco di Teramo, sua città natale, è diventato presidente della Regione nel 2008. Nell’anno della caduta dell’ex presidente Ottaviano Del Turco (centrosinistra) che si dimise a seguito dell’arresto per lo scandalo delle mazzette nell’ambito della sanità e per cui, in primo grado, è stato condannato a 9 anni e sei mesi di reclusione. Ma lo stesso anno ha segnato anche la debacle di D’Alfonso, finito anch’egli, quando era sindaco di Pescara, in diverse inchieste dalle quali, tuttavia, è sempre uscito indenne, tra proscioglimenti e assoluzioni. Ha in piedi ancora due procedimenti penali. Quarantanove anni, D’Alfonso, laurea in scienze politiche e filosofia, è funzionario dell’Anas. Giovanissimo, nel 1995 viene eletto presidente della Provincia di Pescara, nel 2000 consigliere regionale con i Popolari poi, dal 2003, sindaco di Pescara per due mandati. Sara Marcozzi, 36 anni, dei Cinque Stelle, è un avvocato esperta di diritto civile. La sua è stata una campagna elettorale sobria, lontana dai “vaffa” del suo leader. E, infine, Maurizio Acerbo, 49 anni, leader di Rifondazione, per cui è stato anche deputato. Consigliere regionale uscente, ha avuto il sostegno di esponenti di vari movimenti civici ed ambientalisti. Con D’Alfonso ha avuto dissidi profondi sin dall’inizio per i trascorsi giudiziari dell’ex sindaco e dei processi ancora in piedi.

Rifondazione a parte, D’Alfonso ha potuto contare su altre sette liste di appoggio: Abruzzo Civico, Regione Facile, Valore Abruzzo, Partito Socialista Italiano, Centro Democratico, Italia dei Valori e Sel. Commentando i dati parziali il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, evidenzia come il vantaggio di D’Alfonso (Pd) sia «solido, stabile» anche se si «deve attendere uno stato di avanzamento superiore», nello spoglio. «Sono molto fiducioso, un risultato che ci aspettavamo», aggiunge. «Dati meravigliosi», esulta invece la senatrice Pd, Stefania Pezzopane.

Complessivamente in Abruzzo ha votato il 61,57% degli aventi diritto al voto (1.211.533).