C’era una volta Roma ladrona. Questo, prima che la Lega riempisse di manifesti con il faccione di Mario Borghezio anche le strade della capitale e che lo stesso europarlamentare del Carroccio, noto per il suo passato neofascista e per il suo presente di leader xenofobo, si candidasse nella circoscrizione dell’Italia centrale. L’ambizione, lo ha spiegato lo stesso Borghezio, «è far diventare la Lega un partito nazionale», puntando in particolare sull’elettorato di quella che fu la “destra sociale”.

La campagna leghista per le europee, si basa del resto su slogan come «Basta euro, basta immigrati, prima gli italiani», che non sfigurerebbero sui manifesti di Forza Nuova o Casa Pound. E non si tratta di un caso.

Oltre al “no” all’immigrazione, nella piattaforma del Carroccio, ci sono l’ostilità ai diritti degli omosessuali, gli attacchi al “mondialismo”, il referendum per abrogare la legge antirazzista Mancino, una linea fermamente filo-Putin in politica estera, l’adesione alle tesi “differenzialiste” di Alain de Benoist, di recente invitato a Milano da Salvini. L’intero orizzonte della Lega 2.0, quella che si identifica in Europa con Marine Le Pen, descrive la progressiva trasformazione del movimento identitario a base regionale in un forza politica di estrema destra a vocazione nazionale, proprio come il Front National francese.

Certo, dopo gli scandali a ripetizione e il terribile debito d’immagine pagato ai vari casi “Trota”, per la Lega le europee potrebbero anche rappresentare la partita della vita, per la quale giocarsi fino in fondo ogni risorsa. Ma, in realtà, c’è anche dell’altro.

Sfumata la possibilità che le varie componenti della diaspora post-missina si riunissero in un unico partito – La Destra di Storace sostiene Forza Italia, mentre i Fratelli d’Italia stanno cercando anch’essi di salire a fatica sul treno in corsa di Le Pen -, silente o quasi la corposa componente dell’Ncd che viene da Alleanza Nazionale – l’attuale vicepresidente del Parlamento europeo, Roberta Angelilli, sbarcò a Bruxelles nel 1994 sotto l’ala protettrice di Pino Rauti -, fuori gioco, infine, sia Casa Pound che Forza Nuova che non sono riuscite a raccogliere le firme necessarie per presentare i propri simboli, il vuoto di proposte credibili “a destra della destra” appare evidente. In questo contesto, l’operazione leghista è tutt’altro che una scelta estemporanea: poco o grande che sia, il tesoretto elettorale degli orfani di fiamme e celtiche, qualche punto percentuale potrebbe valerlo. E, d’altra parte, l’idea che il Carroccio possa diventare “la casa comune” degli identitari di estrema destra, potrebbe non spiacere ai giovani neofascisti da tempo “in cerca d’autore”. Così, i segnali, in entrambe le direzioni, si moltiplicano.

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Già a marzo, tenuta a battesimo da Salvini, è nata l’associazione “Patriae, fronte dei popoli europei”, che si è data come obiettivo quello di costruire un ponte tra gli ambienti della destra e la Lega e che sostiene proprio la candidatura di Borghezio. Tra i promotori dell’iniziativa, ci sono Alberto Arrighi, già deputato di Alleanza Nazionale e storico esponente della destra sociale, Luca Lorenzi, ex segretario di Gioventù Italiana, movimento giovanile di La Destra, Vincenzo Sofo e Fabrizio Fratus, del circolo milanese “Il Talebano” che in passato ha organizzato iniziative anche con il leder di Forza Nuova, Roberto Fiore, e alcuni ex aderenti a La Destra e a Futuro e libertà.

Quindi, più di recente, sono arrivate le parole di Roberto Jonghi Lavarini, presidente del Circolo Destra per Milano, che ha spiegato come «la vera destra (nazionale, popolare e sociale), come da inequivocabile indicazione politica di Le Pen, sostiene la Lega e Mario Borghezio». Mentre, sempre in Lombardia, ma anche in Veneto, lo ha sottolineato l’Osservatorio democratico di Milano, sarebbe in atto, questa volta negli ambienti di Forza Nuova, «una continua scissione strisciante verso la Lega nord».

Infine, c’è la campagna elettorale di Borghezio nelle regioni del centro. Campagna costellata di appuntamenti realizzati in collaborazione con il circuito di Casa Pound – a Latina, Siena, Prato e Ascoli e in altri centri minori – o con la condivisione di “iniziative di piazza” nella capitale, come le proteste contro il progetto di realizzare un centro per rifugiati nel quartiere periferico di Settecamini. Una sinergia che spinge Borghezio a definire «esperienze di politica popolare e di genuina solidarietà militante» la rete di Casa Pound Italia, «con i cui militanti mi sono trovato a combattere diverse battaglie». Un’intesa cui crede anche il più noto “fascista del terzo millennio” del momento, il Mirko della trasmissione di La7 Announo che non ha dubbi in merito: «Non posso votare Cp? Scelgo la Lega».