Non era stata ancora accertata ieri sera la responsabilità dell’esplosione che ha fatto almeno dieci morti e decine di feriti nella metro di San Pietroburgo. Sulla matrice terroristica la procura russa non ha dubbi ma sulla provenienza degli attentatori regna l’incertezza.

La pista privilegiata è quella di un attentato compiuto da un gruppo ceceno. Si affaccia però anche l’ipotesi di un attacco compiuto dall’Isis, alla luce dell’intervento militare di Mosca in Siria in appoggio al presidente Bashar Assad e contro il “califfato” e i qaedisti di an Nusra (ora noti come Hay’at Tahrir a Sham). La Federazione russa è stata per anni bersaglio di attacchi da parte di militanti armati ceceni, a seguito delle due guerre tra Mosca e il movimento separatista nella repubblica del Caucaso.

Il separatismo ceceno si è in parte unito al jihadismo e molti dei suoi combattenti partecipano a conflitti e guerre tra Asia centrale e Medio oriente. In particolare in Siria dove lottano e muoiono in nome del califfo al Baghdadi o di al Qaeda. Si può perciò ipotizzare per l’attentato a San Pietroburgo il coinvolgimento di ceceni che agiscono per conto dell’Isis.

D’altronde il ministro della guerra dello Stato islamico e braccio destro di al Baghdadi, ucciso lo scorso luglio in un raid aereo americano su Mosul, era Abu Omar al Shishani (il ceceno). In verità Tarkhan Tayumurazovich Batirashvili (il suo nome originario) era un georgiano, ma aveva scelto di farsi chiamare il “ceceno” in onore del popolo che riteneva oppresso da Mosca. Prima leader di Jaysh al-Muhajirin wa al-Ansar, poi elemento di spicco dell’Isis, Abu Omar al Shishani metteva in imbarazzo il Pentagono poiché era stato addestrato dalle forze armate americane e si era unito ad al Baghdadi dopo essere stato scaricato da un’unità delle forze d’elite dell’esercito della Georgia, sostenuta dagli Usa, ai tempi della guerra con la Russia nel 2008.

Altro ceceno in Siria è Salahuddin Shishani, che si proclama l’emiro di Imarat Kavkaz, l’Emirato del Caucaso. Divenuto leader di Jaysh al-Muhajirin wa al-Ansar in sostituzione di Abu Omar al Shishani, Salahiddin è alleato di al Qaeda e in Siria è schierato con an Nusra.

Alla testa di centinaia di uomini, non tutti ceceni, Salahuddin Shishani combatte nella provincia di Idlib dove ha dato vita al ramo siriano dell’Imarat Kavkaz. I suoi rapporti con le comunità locali sono stati segnati da violenze e intimidazioni. Qualche tempo fa sono girate voci di un suo allontanamento da quella regione, su pressione della popolazione, ma non hanno avuto una conferma definitiva.

La provenienza geografica fa dei jihadisti e qaedisti ceceni e caucasici i principali nemici di Mosca in Siria. Il gruppo Ajnad Kavkaz (soldati del Caucaso) nei mesi scorsi ha rilasciato un video in cui affermava di aver catturato soldati russi nella provincia di Latakia, sulla costa siriana. Il filmato mostra Hamza al Shishani, emiro militare di Ajnad Kavkaz, con accanto un militante che solleva un presunto giubbotto antiproiettile russo e proclama di aver respinto, con i suoi uomini, un attacco di terra dei russi.

Combattenti ceceni hanno preso parte, sempre a Idlib, all’assedio dei villaggi sciiti di Fua e Kafraya. Ed è stata accertata la presenza di jihadisti caucasici anche ad Aleppo, in appoggio ad an Nusra e ai salafiti di Ahrar al Sham, prima della liberazione della zona est della città da parte dell’esercito siriano lo scorso dicembre.