La tragedia di Casteldaccia ha demolito per sempre il vergognoso imbroglio dell’abusivismo «di necessità». Quella casa spazzata via dal fiume di fango era stata affittata come tantissime delle case che si vorrebbero condonare a Ischia. Gli abusivi distruggono territori e vite umane e intascano affitti, questa è la verità.

La cultura della prevenzione dei rischi e della difesa ambientale è stata sacrificata dalla politica che ha dominato negli ultimi venti anni in favore del mattone selvaggio. Forza Italia e Lega hanno voluto i due condoni edilizi del 1994 e del 2003 che sono alla base delle tragedie di questi giorni. Nella scorsa legislatura solo per la determinazione di un piccolo gruppo di ambientalisti si è evitato che venisse votata dal governo a guida Pd la famigerata legge Falanga che avrebbe rappresentato il quarto condono edilizio tombale. I 5stelle che avevano alimentato la speranza che si tornasse al rigore e alla legalità hanno gettato la maschera e per vergognosi fini elettorali vogliono approvare il condono per gli abusivi di Ischia, utilizzando il comodo cavallo di troia del recente terremoto. Ora, dopo l’evidente fallimento dei 5stelle si apre una fase nuova per il governo del territorio. È sempre più urgente aprire la fase della messa in sicurezza idrogeologica del territorio, della messa in sicurezza sismica del patrimonio edilizio, della riconversione energetica delle città e della repressione senza se e senza ma dell’abusivismo. Il «programma di governo» gialloverde è stato scritto pochi mesi fa e non ha neppure sfiorato questo gigantesco progetto e per quanti sforzi facciano in queste ore è evidente a tutti il loro fallimento. Il cambiamento climatico e lo sfascio ambientale impongono che si affermi una nuova cultura politica che faccia della manutenzione del territorio il vero punto di forza. Ma invece siamo sempre fermi all’emergenza.

Seduto a fianco del responsabile della Protezione civile, Matteo Salvini ha finalmente detto ciò che i difensori dell’ambiente dicono da anni: per riparare i danni del mancato governo del territorio bisogna spendere 50 miliardi in cinque anni. Il ministro ha in realtà buttato lì la cifra di 40 miliardi lasciando intendere che devono essere spesi in unica soluzione e non attraverso un piano poliennale. Piccole sfumature che un fine economista come lui conosce bene, ma a scanso di ogni equivoco è bene ribadire che quella cifra va proiettata in un programma poliennale. Servono dunque 10 miliardi di euro all’anno. Una cifra importante ma non fuori dal bilancio statale. Matteo Renzi ha dilapidato quella stessa cifra per gli 80 euro distribuiti ad una platea di persone che – immaginava – lo avrebbero votato per sempre. Nel documento economico di questi giorni, il governo gialloverde ha aggiunto una cifra simile per il reddito di cittadinanza.

I soldi ci sarebbero dunque. Mancano però due condizioni. Le politiche del Pd e del governo gialloverde hanno privilegiato elargizioni a “pioggia” e cioè frammentate a un numero enorme di persone rinunciando alla fatica di costruire un progetto di lungo periodo che avrebbe dato frutti certi ma i cui effetti si sarebbero visti solo a distanza di anni. Entrambi hanno dunque privilegiato il consenso immediato rinunciando a delineare un programma di governo serio e coerente. La seconda condizione che impedisce la costruzione di un piano di risanamento idrogeologico e di repressione dell’abusivismo riguarda il tragico impoverimento della struttura tecnica dello Stato. A forza di disarticolare le funzioni pubbliche e di rinunciare a svolgere un ruolo attivo di governo, sono state sguarnite le funzioni chiave che avrebbero potuto preparare piani credibili e progetti cantierabili. Siamo diventati campioni nel settore delle emergenze e della Protezione civile a tutto discapito delle funzioni di alto contenuto tecnico che pure spetterebbero alle amministrazioni pubbliche.

170 migranti della nave Diciotti sono stati dipinti per tre settimane come il problema dei problemi italiani. Sono convinto che aprire la fase della lotta ai cambiamenti climatici farà tornare nell’ombra gli strateghi della paura e fornirà alla nuova cultura già presente in ogni parte d’Italia quella positiva unificazione che ancora manca.