«Per il momento non riapriamo». È questo il leitmotiv che emerge parlando con gli esercenti cinematografici e i direttori dei teatri napoletani. D’altronde alla generale incertezza si aggiunge il dato dei contagi in Campania che non fa ben sperare, i numeri sono attualmente da zona rossa. Motivo per cui, essendo l’apertura vincolata ad una situazione epidemiologica migliore, non è percepita come attuabile nell’immediato. Chi spera di poter dare un segnale almeno per metà maggio è Gerardo De Vivo, responsabile del circuito Stella Film e del Cinema Modernissimo nel centro città: «Io sono felice del decreto perché non vedo l’ora di riaprire, ma la situazione è quantomeno nebulosa». Pesa la mancanza di un protocollo per la sicurezza aggiornato e le incognite del mercato: «È difficile pensare che verranno proposti nuovi film fino a quando non ci sarà un’omogeneità a livello nazionale. Tutta l’industria si sta preparando per ripartire a settembre, nel frattempo dobbiamo mettere in moto una riabilitazione psicologica alla sala». Motivo per cui il Modernissimo potrebbe riaprire nel corso del prossimo mese, potendo contare su un pubblico affezionato; diverso il discorso per le multisale Happy ad Afragola e Big a Marcianise: «La programmazione lì si basa sulla grande distribuzione e sarebbe veramente impensabile riaprire senza nuovi titoli». Spostandosi al Vomero, la situazione appare se possibile ancor meno rosea. Il mese scorso ha chiuso i battenti il Cinema Arcobaleno e anche la storica sala Vittoria per il momento non riaprirà.
PER IL MONDO DEL TEATRO invece i titoli non mancano, essendo molte produzioni pronte ad essere presentate, ma pesano i tempi tecnici di preparazione degli spettacoli e il tradizionale termine delle stagioni a fine maggio, a cui subentreranno le rassegne estive all’aperto. Il direttore artistico del Teatro Bellini Daniele Russo vede realizzabili degli eventi ma non una programmazione vera e propria prima di fine settembre. «Spero solo che non ci facciano fare un altro stop and go, non possiamo permettercelo. Solo con delle certezze potremo proporre il teatro futuro che abbiamo in mente, un luogo aperto e accessibile in più momenti della giornata». I problemi aumentano per le piccole realtà come il Nuovo Teatro Sanità, essendo una sala sotto i cento posti non ha avuto accesso ai ristori e con la capienza dimezzata l’incasso non sarebbe sufficiente. Il direttore Mario Gelardi prevede di riaprire addirittura il prossimo gennaio, concentrandosi nel frattempo sulla formazione e le residenze: «In un quartiere con il tasso di abbandono scolastico più alto d’Europa facciamo fare attività a quaranta bambini. Dovrebbe essere riconosciuto anche questo come teatro, mentre le istituzioni hanno sempre in mente un modello che non ci comprende».