Rigoroso, scrupoloso, metodico. Carmelo Zuccaro spesso rimane chiuso nel suo ufficio, in piazza Verga, fino alle dieci di sera. Profilo basso, bassissimo. Per niente presenzialista. Alla festa di Sant’Agata, la patrona di Catania, non l’hanno mai visto. Se c’è una commemorazione istituzionale però da uomo dello Stato partecipa, ma sempre senza clamore. Preferisce il lavoro: sulle carte, codice penale alla mano. Tanto che quando fu nominato a capo della Procura – era giugno dell’anno scorso – i fotografi furono mobilitati perché del magistrato circolava una sola foto nelle redazioni.

Pacato, ma inflessibile. Quando lesse sulla stampa passaggi dell’inchiesta sul Cara di Mineo diede ordini precisi al suo ufficio: impedire l’accesso ai cronisti se non si registrano nella sua segreteria. Un magistrato tutto d’un pezzo. Non ama, o almeno non amava, i riflettori, prediligendo il lavoro di squadra e non mancando mai di elogiarlo durante gli incontri con la stampa. Per nulla «politico» nei toni, un tratto opposto a quello di Giovanni Salvi che lo scelse come suo braccio destro quando l’attuale procuratore di Roma guidava il distretto di Catania e ne appoggiò, in modo netto la sua nomina al Csm: Zuccaro ottenne 16 voti contro i 7 andati all’altro candidato, Carmelo Petralia nonostante fosse più anziano. La sua nomina, raccontano a «radioprocura», sarebbe stata frutto dell’accordo tra magistratura democratica, la componente di sinistra, e Unicost, la corrente di «centro» cui aderisce Zuccaro.

Un profilo, quello del capo della Procura, che fa a pugni con l’atteggiamento che il magistrato sta avendo sull’inchiesta che riguarda presunti interessi che alcune Ong impegnate con le proprie imbarcazioni nel Canale di Sicilia avrebbero nei soccorsi dei migranti in fuga dall’Africa e dai paesi mediorientali.
È stato Zuccaro a parlare dei sospetti prima in commissione Schengen, poi in tv e alla radio. Sorprendendo molti a Catania, anche colleghi del Palazzo di giustizia.

Perché il capo della Procura ha scelto di parlare dell’indagine? Perché l’ha fatto con tanto clamore? Perché non fare parlare le carte come nel suo stile rigoroso? Dubbi che scuotono il Palazzo, ma anche chi proprio a Catania è impegnato in prima linea sul fronte dell’accoglienza dei migranti. Il cambio di rotta del magistrato sta spiazzando non pochi. Dentro e fuori dal Palazzo si fanno tante congetture, c’è chi ipotizza un filo diretto tra Catania e Roma. Per quali scopi? Politici?