Riaperture? «Al momento qualsiasi ipotesi è prematura», ha risposto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli a chi gli chiedeva quando e come verrà avviata l’agognata «fase 2». In realtà, contrariamente a quanto suggerito da medici ed epidemiologi, un po’ ovunque e al Nord in particolare, numerose fabbriche e imprese hanno già riaperto i battenti approfittando del “delay” delle prefetture e del meccanismo di “silenzio-assenso”. Una procedura, questa, contro la quale si è già schierata la Regione Emilia Romagna.

In ogni caso, da oggi librerie, cartolerie e negozi di abbigliamento per neonati e bambini saranno di nuovo accessibili al pubblico, in tutta Italia tranne che in Lombardia e in Campania, regioni che si sono opposte alla misura governativa. Mentre in Toscana si apre, ma solo a determinate condizioni sul distanziamento. Il presidente campano Vincenzo De Luca, sostenitore del lockdown senza eccezioni, ha però dovuto cedere sui negozi di vestiti per bambini, sebbene ne abbia limitato l’apertura a solo due mattine a settimana, il martedì e il venerdì.

Questa «fase 1» prevede dal 18 aprile anche il via libera alla coltivazione e all’utilizzo delle aree forestali per dare ossigeno alla filiera del legno e del sughero, alla cura e manutenzione del paesaggio, alla produzione di prodotti chimici per l’agricoltura, alla fabbricazione dei pc, alle opere idrauliche, alla riparazione e manutenzione di aerei e treni, alla ripresa delle attività degli organismi internazionali come l’Onu.

Ma sulle fasi «2» e «3» al momento c’è solo un intenso lavorio di confronto tra tecnici e politici per pianificare l’uscita dal lockdown, contagio permettendo. Ieri per esempio su alcune chat di politici e amministratori girava un testo, subito smentito dal ministero della Salute che lo ha bollato come «totalmente infondato». È solo «una delle ipotesi», hanno spiegato fonti ministeriali. Nessuna data definitiva, sembra capire neppure quella del 4 maggio, fissata al momento come ritorno alla «libera circolazione ma con obblighi, come mascherine e distanza di sicurezza», solo nel caso in cui il distanziamento sociale continui a dare i suoi effetti positivi. Perché, come è emerso dall’ultima riunione del governo con le parti sociali, il ritorno alla normalità è previsto solo per la primavera 2021.

In ogni caso, gli step ipotizzati prevedono, per la «fase 2», il 4 maggio la riapertura di negozi tessili, di arredamento e abbigliamento (non nei centri commerciali) con ingressi scaglionati, file e prenotazioni. L’11 maggio potrebbero riprendere le attività tribunali ed uffici professionali; il 18 maggio bar, ristoranti e affini, salvo il rispetto delle distanze (ma quali, ancora un metro?). Il 25 maggio sarà la volta di parrucchieri e barbieri con obbligo di mascherina e ingressi singoli, mentre il 31 maggio ripartirà il campionato di calcio e le altre competizioni sportive collettive. Solo l’8 giugno potranno riaprire anche i centri sportivi con la limitazione della pratica di sport individuali o lezioni con basso assembramento. La «fase 3» a settembre, con la riapertura delle scuole superiori ma organizzate con turni e lezioni online; materne ed elementari non pervenute. Se tutto va bene, per tornare al cinema e al teatro dovremo aspettare la fine dell’anno; primavera 2021 per le discoteche e gli stadi. Solo dopo il ritorno alla libera circolazione tra Stati.