Polemiche a parte, il decreto contro il femminicidio approvato il 14 agosto dal governo ha cominciato il suo iter parlamentare con l’assegnazione del testo alla commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Ieri il deputato del Pd Walter Verini ha annunciato che le presidenze delle due commissioni avrebbero deciso di anticipare dal 5 settembre al 26 agosto l’inizio dell’esame del testo, in modo da accorciare il più possibile i tempi per l’approvazione (il decreto è in scadenza il 14 ottobre). Il M5S ha dato la sua disponibilità a lavorare il prima possibile, mentre Paola Binetti, di Scelta civica, ha chiesto garanzie sui tempi.

Le nuove norme contro il femminicidio prevedono l’arresto obbligatorio in flagranza per maltrattamento familiare e stalking; l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assistono minorenni o se viene commessa su una donna incinta oppure dal partner; il permesso di soggiorno alla vittima se è di nazionalità straniera; l’irrevocabilità della querela; l’allontanamento da casa del coniuge violento se c’è un rischio per l’integrità della vittima. Oltre a quelle per contrastare la violenza di genere nel decreto sono previste anche altre misure. Come la proroga dell’estensione dell’arresto in flagranza differita in caso di violenze compiute durante manifestazioni sportive (è scaduto il 30 giugno scorso, mentre l’avvio del campionato è previsto per la fine di agosto, come ha ricordato in aula il ministro per il rapporti con il parlamento Dario Franceschini), il divieto di accesso ai cantiere dell’alta velocità in Valsusa (un’estensione del divieto già instaurato dal precedente governo Monti per contrastare le manifestazioni dei No Tav) e, infine, le norme che stabiliscono i poteri dei commissari delle Province, necessarie per evitare un vuoto legislativo.