Ci sarà un certificato europeo Covid, per ristabilire la libera circolazione dei cittadini, intralciata dalla pandemia. Dopo 5 incontri, il «trilogo», il dialogo a tre (Parlamento, Commissione, Consiglio) ha finalmente raggiunto ieri sera un accordo: dal 1° luglio prossimo, un po’ in ritardo rispetto agli impegni precedenti, gli europei avranno un European Digital Certificate che permetterà di viaggiare. Conterrà l’informazione sui vaccini, il test negativo oppure la prova sierologica dell’immunità per chi ha avuto il Covid. Il presidente della commissione Libe, lo spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar, ha spiegato che il Parlamento ha chiesto di evitare discriminazioni a causa dei costi dei test Pcr (gratis in Francia ma a pagamento in molti paesi, dai 92-95 euro in Italia ai 150 in Spagna fino a 250 in Finlandia). La Commissione mette 100 milioni di euro per la gratuità o prezzi ridotti (più 35 per i sierologici).

L’Europarlamento ha anche ottenuto di limitare le competenze nazionali per imporre misure restrittive addizionali. «La regola generale è il Certificato» spiega Lopez Aguilar. Solo in caso di crisi, «eccezionalmente», dopo aver informato Commissione e Consiglio 48 ore prima, potranno essere poste altre misure (come quarantene o altro). Ci sarà la clausola Sunset, cioè una data di scadenza dell’obbligo del Certificato. Anche i cittadini europei residenti in paesi extra Ue potranno averne accesso.

È «la migliore soluzione possibile» dice Lopez Aguilar, per uscire dal caos attuale, con il patchwork di misure nazionali. Il Consiglio «aveva un piano B», afferma il relatore, cioè mantenere la somma di misure nazionali, per conservare la preminenza degli stati sulle questioni sanitarie. Saranno però gli stati a dover rendere accessibili economicamente i test. Ci saranno controlli da Bruxelles sull’utilizzazione dei 100 milioni che dovranno essere utilizzati per rendere accessibili o gratis i test richiesti per chi non è ancora vaccinato. Ogni cittadino avrà diritto ad avere il certificato digitale, ovunque sia, prodotto dai sistemi sanitari. «È un pezzo di legislazione» insiste Lopez Aguilar, per il diritto alla libera circolazione.