Se i possessori di Suv fossero una nazione, sarebbero la sesta più inquinante al mondo, come la somma di Regno Unito e Germania. E la loro proliferazione rischia di peggiorare la quantità di emissioni di CO2 che viaggiano verso la impressionante quota di un miliardo di tonnellate.

La ricerca dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), coordinata dall’italiana Laura Cozzi, entra a piedi pari nel dibattito europeo sulla fine della produzione di auto a motore endotermico. Lo fa soprattutto perché sposta l’oggetto del contendere dalla propulsione – endotermica o elettirca – alla grandezza del veicolo.

La Iea analizzando il 2022 – un anno negativo per il mercato dell’auto globale nel quale però «i Suv sono stati il 46% delle vendite totali con grande aumento negli Stati uniti, India e Europa», arrivando a quota «330 milioni» – nota come l’aumento percentuale di vendite di Suv rispetto a auto più piccole ha peggiorato l’impatto climatico nonostante «il forte aumento nelle vendite di Suv elettrici». Il motivo risiede proprio nel fatto che i Suv sono più grandi: quelli a benzina o ibridi consumano più carburante ma allo stesso tempo anche quelli elettrici hanno necessità di batterie più grandi e dunque il loro impatto sull’inquinamento è comunque negativo.

Molti consumatori sensibili al tema ambientale attendevano da anni l’arrivo di Suv elettrici nell’idea – evidentemente non totalmente giusta – che potessero avere batterie tali da garantire un’autonomia di chilometraggio tale da renderle preferibili rispetto ai Suv a benzina.

Accanto a questo c’è poi il tema dei costi: i Suv hanno prezzi proibitivi per la classe media. Le case automobilistiche stanno facendo profitti anche per questo – vendono meno ma con margini più ampi – e solo negli Stati uniti gli effetti degli incentivi stanno facendo calare i prezzi di listino.

In realtà la Iea appoggia l’idea che sia necessario un aumento delle auto elettriche come «chiave per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050» ma allo stesso tempo sottolinea come «l’allargamento del mercato dei Suv elettrici mette pressione alla catena di fornitura» specie per quanto riguarda «l’estrazione di metalli rari che servono per costruirle».

Per ovviare a questo problema la Iea propone di «rimpicciolire le macchine, aumentare il ricambio delle batterie e di investire in modo significativo in tecnologie innovative in fatto di batterie» che tengano in conto la necessità di «cobalto, rame, litio, nickel».