Nel decennale della scomparsa di Amy Winehouse, dopo cofanetti e documentari dedicati alla sua figura, fa la sua comparsa sugli scaffali delle librerie anche un libro scritto da Tyler James, musicista britannico con qualche piccolo exploit nelle classifiche, soprattutto amico intimo della sfortunata artista. La mia Amy – edito per i tipi di Hoepli, 336 pp., 17,90 euro – ripercorre le tappe della vita dell’interprete di Rehab che scorre parallela a quella dell’autore. Si conoscono a tredici anni fra i banchi di scuola, e stabiliscono un legame immediato che li porterà qualche anno dopo a vivere insieme. Tyler sarà a suo fianco – ma senza nessuna implicazione sentimentale – fino al giorno della sua tragica morte a soli ventisette anni. Oltre trecento pagine che portano il lettore all’inferno e oltre – nulla delle dipendenze e dei traumi della cantante ci viene risparmiato – ma che lasciano troppo ai margini la parte musicale. Molto ci viene detto sull’instabile matrimonio con Blake Fielder Civil, molto meno sulla gestazione del capolavoro Back to Black, scritto da Amy sul pavimento della cucina. Peccato, un’occasione sprecata.