Unica tra i linguaggi artistici contemporanei, la danza ha conquistato da qualche anno una sua «assise» nazionale: nuove sperimentazioni di coreografia e linguaggi, conferenze critiche e bilanci, confronti teorici oltre che artistici, di formazioni consolidate e di nuovissime. E questo summit nazionale (ormai conosciuto con l’acronimo Nid) ha attirato anche all’appuntamento cagliaritano (la sede di questa occasione, che ogni due anni si sposta agilmente tra sud ed estremo nord) non solo un pubblico locale davvero folto, ma anche numerosi direttori di teatri, organizzatori e coreografi da tutta l’Europa.

IL CONFRONTO tra scelte artistiche, attitudini e «vocazioni» si rivela così molto fruttuoso per un linguaggio spettacolare che, rispetto ad altri (il teatro ad esempio) mostra delle più sicure capacità di rinnovamento. Che possono piacere più o meno, ma che in ogni caso mostrano una vitalità (e curiosità, e rigore) davvero esemplari. Oltre a scoprire una ricchezza nazionale quasi insospettabile sui media, la manifestazione è stata un’occasione preziosa per offrire, «in diretta» e in modo «egualitario», anche allo spettatore meno preparato, un ventaglio di possibilità espressive davvero ricco. Ed ognuno in platea ha potuto farsi la sua personale classifica di preferenze. Perché tutti i partecipanti hanno dimostrato una fantasia di movimento, e di padronanza del linguaggio prescelto, davvero notevoli, capaci di coinvolgere anche lo spettatore meno abituale. Aprendo varchi comunicativi inimmaginabili.

COME, solo per fare un esempio solo ma vistoso, la creazione di Greta on the beach, firmata da Francesca Foscarini, portava nei banali rituali da spiaggia di un gruppetto di bagnanti, una spia luminosa e coscienziale fatta delle citazioni sorprendenti quanto calzanti di Greta Thunberg, meno gratuite di quanto si possa immaginare. Una danza che nella sua semplicità (e anche «facilità») apre ad un pubblico nuovo e diverso. E sul versante opposto, di un rigore che proprio in quanto tale scopre il proprio fascino, Un discreto protagonista, all’apparenza «marcia» leggera di due uomini che il palcoscenico animano percorrendolo in danza, e scoprendo via via la ricchezza di quella leggerezza: Damiano Bigi (anche autore assieme a Alessandra Paoletti) ha lo spessore modellato dall’aver per anni danzato con Pina Bausch e più recentemente con Dimitris Papaioannou, dalla cui scuola per altro giunge anche il suo coprotagonista Lukasz Przytarski. Ma sono solo due esempi, tra i tanti che hanno affollato questo Nid, di come si possa dare ad un’arte antica prospettive di nuovo futuro.