Romario e Bebeto sono andati d’accordo solo per un mese, quello della Coppa del Mondo di Usa 1994. Sempre in disaccordo su tutto, anche oggi se si confrontano le loro dichiarazioni di questi giorni si evince una lontananza di posizioni sulla questione Mundial. Romario continua a sostenere chi va in piazza. Bebeto si dice preoccupato dell’immagine che il Brasile può dare di sé se ci saranno altre manifestazioni.

Uno sempre schierato “contro”, l’altro sempre a fianco di chi comanda. Nel 2008 appoggiava Texeira, l’allora presidente della Federazione calcio brasiliana (Cbf). E sosteneva con lui che quelli brasiliani sarebbero stati i più grandi Mondiali della storia. E che solo un uomo dell’esperienza di Teixeira poteva far diventare reale quello che prima era pura utopia anche solo pensare. Dopo 64 anni, i Mondiali di calcio in Brasile.

Peccato che di li a poco ben otto ministri si dovettero dimettere a seguito di certificate tangenti ricevute da diverse aziende incaricate di costruire e ammodernare stadi e infrastrutture varie.

Texeira, uno dei più longevi e potenti presidenti di federazioni calcistiche esistenti, si è messo in congedo per malattia nel marzo 2012. Costretto dagli scandali, ha lasciato la carica che presiedeva dal lontano 1989, nonché quella di presidente del comitato organizzativo locale (Col) dei Mondiali del 2014, ormai ultrasettantenne, Il suo successore, un altro giovinetto ultra ottantenne, José Maria Marin, ha subito fatto sapere che avrebbe seguito la linea tracciata dal suo predecessore. E così è stato.

Per completezza d’informazione, è giusto ricordare che negli anni della sua presidenza Texeira è stato coinvolto in parecchi scandali che l’hanno visto accusato di corruzione, false fatturazioni, contrabbando e lavaggio di denaro sporco nei paradisi fiscali.

Tra le tante società indagate per corruzione e per «finanziamenti occulti» a Texeira c’è anche l’agenzia di marketing Isl. Che a suo tempo, nel 2008, aveva avuto un contenzioso, per usare un eufemismo, con la Fifa: si erano appurati i metodi non proprio ortodossi con cui funzionava il sistema. Le mazzette erano già allora all’ordine del giorno e portavano la Isla a ottenere magicamente lucrosi contratti. Pratica che è placidamente continuata anche dopo, tanto per chiarire.

Il processo che ne è scaturito, e parliamo del 2008, lo ricordiamo, ha sì mostrato il solito gioco delle scatole cinesi che fa sparire i soldi da una parte per farli riapparire in un’altra, ma anche che tutte le federazioni dell’America latina ricevevano soldi da questa società.

Alcuni addirittura risultavano possederne azioni, come l’allora presidente della Federazione del Paraguay, Nicolas Leoz, un’altro ragazzino che oggi dovrebbe avere più o meno novant’anni.Tutta gente che è stata legata ai regimi militari sudamericani del passato, che hanno trovato rifugio e si sono riciclati alla grande nell’industria dello sport. Come Josè Maria Marin, per la cui rimozione sono state raccolte più di cinquantamila firme, con una petizione sostenuta anche da Romario. Oltre che dal figlio della più conosciuta tra le vittime del regime, il giornalista Vladimir Herzog, eliminato dai militari nel 1975 con la legittimazione politica dello stesso Marin, all’epoca deputato del partito Arena, che sosteneva la dittatura.