René Biasone, 51 anni, è nato in Svizzera da genitori italiani, a 6 anni si trasferisce in Toscana per poi approdare in Islanda nel 2000. Lavora per l’Umhverfisstofnun, l’agenzia dell’ambiente come responsabile delle aree naturali protette ed è il primo candidato di origine italiana alle elezioni parlamentari di oggi.

Biasone lei è candidato in quarta posizione nella lista di Vinstri græn (Sinistra Verde) nel collegio nord di Reykjavik appena dopo la premier Katrín Jakobsdóttir. Ci può spiegare come è nata la sua candidatura e quali possibilità ha di diventare deputato dell’Alþingi, il parlamento dell’isola?

Io mi sono iscritto a Vg nel 2007, appena ho ricevuto la doppia cittadinanza, sono stato attivista nel movimento contro la crisi del 2008, che portò quasi al default l’economia dell’Islanda. Da allora Vg mi ha sempre chiesto di candidarmi. Ho ricoperto un ruolo nella commissione salute nell’amministrazione di Reykjavik dal 2014 al 2018 e, in questi anni, essendoci le liste bloccate, ho scalato le posizioni, fino alla primavera scorsa, quando ha avuto un ottimo risultato nelle primarie interne al partito e sono stato inserito in posizione utile, forse non per diventare parlamentare ma vice, una figura che sostituisce, quando serve, il deputato in carica. Vg mi sta dando questa opportunità perché la sinistra verde ha dimostrato di saper apprezzare e valorizzare il contributo dei cittadini stranieri che vivono in Islanda. Io inoltre ho mantenuto un legame con la politica italiana, prima aderendo a Sel e poi a Sinistra Italiana.

Quali sono i temi più dibattuti nella campagna elettorale e come vede i sondaggi che danno in forte calo Vg?

In verità da una settimana stiamo risalendo e sono fiducioso che cresceremo ancora. In questa campagna elettorale ovviamente i temi sono quelli legati alla pandemia, dall’accesso alla cure mediche alle forme di sostegno all’economia colpita dalla crisi ma noto con favore che proprio i temi del diritto alla salute e della giustizia climatica, nostre bandiere da vent’anni, oggi tutti i partiti li hanno inseriti nei loro programmi.

State pagando la vostra collocazione al governo con i conservatori del Partito dell’Indipendenza?

È possibile, siamo attaccati da sinistra e dal centro, ma io rivendico l’ottimo lavoro fatto da Katrin e dai nostri ministri all’ambiente e alla salute, dalla gestione dell’emergenza Covid alla creazione di 28 nuovi aree naturali protette passando per la legge sull’uguaglianza salariale tra donne e uomini, al diritto all’aborto e alla giustizia fiscale con l’introduzione di tre aliquote progressive. Ovviamente abbiamo dovuto subire dai conservatori la loro politica sulle quote del pescato e, soprattutto, i diktat, comuni a tutti i paese nordici, sulle «frontiere chiuse».

Quali prospettive immagina per il futuro dopo le elezioni?

Io, ovviamente, auspico che nasca una maggioranza progressista tra noi, i socialisti, i socialdemocratici e i «pirati». La situazione è però molto fluida ed è difficile fare previsioni su chi supererà lo sbarramento e quali alleanze saranno possibili.