Esistevano possibilità di un’Italia diversa il 2 agosto 1980, mentre alla stazione di Bologna la trama stragista del terrorismo nero straziava per sempre l’esistenza di centinaia di vittime e superstiti: nella cittadina toscana di Montepulciano nasceva invece la favola per musica Pollicino di Hans Werner Henze.

LO SCOPERTO fine pedagogico dell’opera, che coinvolgeva nella creazione la cittadinanza e soprattutto i bambini, non toglie nulla alla raffinatezza della scrittura di Henze nella sua realizzazione conclusiva e più pregnante – nonché di successo ancora vastissimo – dell’avventura fondativa del Cantiere internazionale d’Arte di Montepulciano, utopia di convivenza artistica e culturale iniziata nel 1976.
La rassegna poliziana ha poi attraversato alterne vicende e stagioni ma perfino in questo 2020 di pandemia ha trovato la capacità di resistere, con un bel programma reimpaginato in velocità e tenuto dal 23 luglio a domenica scorsa: nonostante le rinunce all’opera al Teatro Poliziano e alla consueta collaborazione con l’orchestra giovanile di Manchester il Cantiere è riuscito comunque di nuovo a intrecciare danza, nuova musica, teatro, prevalendo su distanziamenti, quarantene e confini chiusi, minacce mortali per una realtà innervata di scambi fra giovani artisti di nazionalità diverse. Erano davvero giovanissimi i teenager del Zeisig Trio (Leila Fathali violino, Aaron Woyniewicz violoncello e Yaunzhen Sun piano) che nel pomeriggio del 30 luglio nel cortile delle Carceri hanno proposto con convinzione lavori di Haydn, Schumann e Rachmaninov e Due pezzi per trio di Detlev Glanert, opera prima del compositore tedesco, scritta nel 1977 e mai eseguita fino a ora. La musica di Glanert, che al Cantiere si è formato divenendone poi direttore artistico dal 2009 al 2011, era anche al cuore del programma del concerto serale, con l’Ort scenograficamente disposta – e distanziata – sul sagrato della cattedrale in Piazza Grande.

FACENDO leva sull’estrema concentrazione della compagine toscana il direttore Markus Stenz ha aperto con una baldanzosa ouverture dalle Creature di Prometeo di Beethoven cui seguiva Idyllium di Glanert, riflessione di raffinata e maliosa scrittura pulviscolare derivata da frammenti della Seconda Sinfonia di Brahms, nata a Amsterdam lo scorso agosto. Sotto gli occhi attenti di Roland Böer, attuale direttore artistico del Cantiere e del compositore Mauro Montalbetti, che gli succederà dal 2021, Stenz ha chiuso con un’estroversa Terza di Beethoven. La teatralità del gesto del direttore manteneva costante la tensione che trascorreva nei forti sbalzi dei piani sonori, dai passaggi di dolente abbandono del secondo movimento alla frenesia del finale, ben organizzati in un vigoroso disegno complessivo, ben attento anche alle necessità della musica suonata all’aria aperta.