La battaglia per la sospensione dei brevetti sui vaccini agita l’Europa e preoccupa mezzo mondo, soprattutto i paesi economicamente più deboli, costretti ad assistere ai continui litigi su trasparenza e questioni di export senza tuttavia avere la forza di intervenire davvero. Emergency e Oxfam (insieme nella People’s Vaccine Alliance), sottolineando che i paesi a basso reddito saranno in grado di vaccinare solo il 3% della popolazione entro metà anno e il 20% entro la fine del 2021, tornano a sollecitare i governi a rompere i monopoli dell’industria farmaceutica per garantire «una produzione estesa di vaccini sicuri ed efficaci».

Fino a oggi Unione Europea e Regno Unito, per sopperire alla scarsa quantità di vaccini disponibili, hanno attinto alle dosi inizialmente destinate ai paesi più poveri del Serum Insistute, che in India produce fiale di AstraZeneca. Il governo indiano, peraltro, ha deciso di chiudere a sua volta i rubinetti dell’export per far fronte al fabbisogno interno. Lo scontro, ormai, più che sanitario è diventato geopolitico, tra esigenze nazionali e il peso fortissimo delle aziende che non vogliono in alcun modo mettere in discussione i propri profitti.

Sara Albiani, responsabile salute globale di Oxfam Italia, la discussione al Wto sulla sospensione dei brevetti richiesta dai governi di India e Sudafrica sembra a un punto morto.

In realtà possiamo ancora nutrire qualche speranza. All’ultimo consiglio del Wto non si è arrivati a una conclusione e la discussione è stata rimandata, quindi c’è ancora tempo per fare qualcosa. Da calendario, la prossima riunione è prevista per giugno, ma India e Sudafrica hanno spinto per anticiparla e dunque con buone probabilità alla fine l’incontro si terrà il 15 aprile.

Non tutto è perduto, quindi.

No, non tutto è perduto. Al Wto si cerca di arrivare a soluzioni condivise attraverso il consenso di tutti i paesi, quindi le discussioni vanno avanti finché non si trova un punto di equilibrio. Ovviamente questo dà la possibilità a chi non vuole far evolvere la discussione di prendere tempo e lasciare che, per così dire, l’argomento si sgonfi da solo. La campagna che stiamo facendo mira a far continuare in maniera seria questo dibattito, con l’Unione europea che, se proprio non vuole sostenere la sospensione dei monopoli, almeno dovrebbe non ostacolarla.

La situazione, però, sembra farsi sempre più tesa. Persino l’India ha deciso di bloccare l’export del vaccino.

Questa storia sta cominciando ad assumere i contorni di una guerra, ma bisogna capire che la vittoria di uno solo significherebbe la sconfitta di tutti. Non possiamo permetterci di non vaccinare tutto il mondo, è una questione sanitaria. Il problema è che in questo momento i vaccini sono pochi perché i governi non hanno mai voluto mettere al centro l’interesse sanitario, privilegiando quelli delle multinazionali del farmaco.

Nonostante i governi di tutto il mondo abbiano lautamente finanziato le ricerche sul vaccino nell’ultimo anno.

È assurdo ed è un fallimento morale. Si stima che lo sforzo economico globale per arrivare a vaccini efficaci in tempi rapidi sia stato di cento miliardi di dollari, tra fondi pubblici e donazioni delle organizzazioni filantropiche internazionali. Le aziende farmaceutiche dicono che se venissero sospesi i brevetti mancherebbero i soldi per fare ricerca e sviluppo, ma questo non è vero nella maniera più assoluta. Ogni giorno ci sono migliaia di morti nel mondo, la situazione continua a peggiorare anche dal punto di vista economico, e si parla invece solo di salvaguardare i conti delle aziende. Questo atteggiamento non è solo moralmente tremendo, ma anche incredibilmente miope.

Cosa dovrebbero fare i governi?

Devono capire che non è possibile uscire da questa situazione a macchia di leopardo. È difficile, lo so, e penso anche al governo italiano e alle tante parole che sono state spese sul fatto che il vaccino dovrebbe essere un bene pubblico. Ci sono ministri già al governo con Conte e ora confermati da Draghi che già mesi fa avevano affermato il principio di pubblicità del vaccino, ma non è mai stato chiarito come questo principio possa tradursi nella pratica. Soluzioni concrete non sono mai state indicate e anche adesso mancano prese di posizione chiare e fattibili.