Il libro Bagliore. Sei scrittori raccontano i nuovi centri culturali raccoglie le testimonianze di un progetto di residenze artistiche, ideato nel 2019 da cheFare, agenzia per la trasformazione culturale, e dalla casa editrice il Saggiatore (Federica Andreoni, Pierluigi Bizzini, Marco De Vidi, Giulia Gregnanin, Alessandro Monaci, Matteo Trevisani, pp. 200, euro 19).

GLI ARTISTI SCELTI sono partiti ognuno verso la meta assegnata, con l’obbiettivo di trascorrere due settimane in uno dei centri culturali e di scrivere un reportage. Tra gli aspetti più gradevoli della lettura di Bagliore c’è proprio la varietà, non solo degli stili o dei punti di vista, ma anche dell’impostazione narrativa.
Federica Andreoni, per esempio, che ha trascorso due settimane nei Cantieri culturali alla Zisa, a Palermo, ha scelto un approccio classico, scrivendo un reportage vero e proprio: Cinquantacinquemila metri quadrati di città, in cui racconta della struttura e delle persone che ha incontrato e che si occupano di quel luogo mastodontico, che era un tempo il mobilificio Ducrot, dismesso negli anni ’60.

L’ExFadda a San Vito dei Normanni, nell’Alto Salento, dove ha trascorso la sua residenza Pierluigi Bizzini, occupa invece tremila mq. La struttura era di proprietà dell’Ammiraglio Fadda, di cui l’artista in residenza vede ogni tanto dei ritratti, muovendosi nel centro, che descrive come «una grande nave approdata a San Vito dei Normanni da chissà quale porto esotico». La metafora della pirateria, che dà il titolo al suo resoconto I pirati di San Vito, ritorna per raccontare che quel centro è, come i pirati nelle favole, una meravigliosa anomalia.
Marco De Vidi descrive la sua residenza alle Officine Culturali di Catania, a partire dalla sua ricerca del mare, che gli rimarrà invece celato, nonostante fosse arrivato in Sicilia con la certezza di vederlo. Nel suo Una sciarpa del Calcio Catania e un adesivo di Sant’Agata è molto interessante il racconto della passeggiata che fa alla ricerca della Playa, la spiaggia di Catania. Invece del mare, l’artista conosce e racconta le persone che hanno trasformato Officine Culturali e le tappe del percorso, che ha reso il luogo un punto di riferimento per un quartiere, di fatto abbandonato dalle istituzioni.

ATTRAVERSO I RACCONTI degli artisti in residenza visitiamo luoghi e comunità tra di loro lontani e differenti: Giulia Gregnanin ha trascorso due settimane nel nuovo centro culturale di Torino, Bagni pubblici di via Agliè, e ha deciso di raccontarne a partire dalla storia di una famiglia di immigrati: Omar, per cui è un rituale andare a fare una doccia ogni settimana ai bagni pubblici, nonostante ora abbia una casa dotata di vasca; Fatima, che al centro ha iniziato a socializzare, appena arrivata in Italia.
Il testo di Alessandro Monaci L’equilibrio dell’albero, sulla sua residenza nell’azienda polifunzionale a Pollinaria Civitella Casanova, in provincia di Pescara, racconta della trasformazione avvenuta nell’autore, proprio rispetto al territorio, di cui ricordava soprattutto la ferocia, avendo vissuto da vicino la tragedia della valanga, che travolse l’hotel Rigopiano di Farindola.

L’ULTIMO REPORTAGE, Allevare il cervo a sei zampe di Matteo Trevisani, descrive i giorni trascorsi in un luogo mitico della storia dell’architettura italiana: l’Ex Villaggio Eni di Borca di Cadore, un progetto di utopia sociale di Enrico Mattei, realizzato dagli architetti Edoardo Gellner e Carlo Scarpa, che si estende su una superficie di oltre 100mila mq. Trevisani è molto abile a raccontare come quel luogo fosse frutto dei sogni di due uomini, Mattei e Gellner, e di come non abbia potuto che rimanere infestato dai loro fantasmi.
La lettura di questa raccolta è un’avventura in luoghi poco conosciuti eppure grandiosi, non solo dal punto di vista architettonico, ma soprattutto perché costituiscono degli spazi, in cui le diverse comunità hanno accesso alla cultura, intesa «come strumento e non come totem».