Intervenendo in tv il ministro della Giustizia ungherese László Trócsányi ha fatto intendere che il paese non estraderà l’ex premier macedone Nikola Gruevski a Skopje. L’«ospite» è in Ungheria dal 13 novembre; ha chiesto asilo politico per evitare una condanna a due anni di carcere inflittagli in patria per corruzione.

«Gruevski è in pericolo di vita nel suo paese, perciò non lo si può estradare», ha affermato Trócsányi. Si è aggiunto il capo della diplomazia magiara, Péter Szijjártó, per il quale Gruevski sarebbe arrivato in Ungheria in modo assolutamente regolare, pur riconoscendo che l’ospite balcanico è fuggito con un’automobile di servizio ungherese con targa diplomatica che avrebbe coperto il tragitto fra Tirana e Budapest con l’ausilio dell’ambasciata ungherese in Albania.

Gli organi di stampa ungheresi avevano affermato che Grueski era riuscito a scappare dal suo paese con l’aiuto delle autorità ungheresi. Tutto falso per il vice-premier ungherese Gergely Gulyás, secondo il quale l’ex premier di Skopje avrebbe usato un passaporto bulgaro, circostanza poi smentita dal governo di Sofia.

La presenza in Ungheria di Grueski è subito apparsa come una patata bollente per il governo di Budapest. Secondo quanto scritto la settimana scorsa dal quotidiano di opposizione Népszava, le autorità magiare avrebbero ricevuto esortazioni da Bruxelles al rispetto dello Stato di diritto. Per Viktor Orbán si poneva il problema di estradare o meno un uomo politico da lui sostenuto, in passato, in quanto assertore dello «stato illiberale», tema caro al leader danubiano. Diverse sono le convergenze fra i due uomini politici, dal modo di gestire gli affari pubblici al rapporto di amicizia con la Russia di Putin.

Tra l’altro, un portavoce del partito governativo Fidesz, di cui Orbán è leader storico, ha affermato che Nikola Grueski sarebbe vittima, in patria, di un’attività persecutoria svolta da un governo finanziato dal magnate americano di origine ungherese George Soros, indicato dall’esecutivo magiaro come principale nemico dell’Ungheria e di tutte le «nazioni libere».

L’opposizione ungherese ha cercato di scoraggiare la concessione dell’asilo a un politico condannato nel suo paese di origine e ha chiesto all’esecutivo di riferire alla Commissione parlamentare per la sicurezza, ma la maggioranza del governo Orbán lo ha impedito.

Per il partito di centro-sinistra Demokratikus Koalíció (DK, Coalizione Democratica) guidato dall’ex premier socialista Ferenc Gyurcsány, i governanti ungheresi «difendono dei criminali» in un meccanismo che sa di «solidarietà tra mafiosi». Il Fidesz però non si preoccupa e preferisce soccorrere un «perseguitato politico» da un «cospiratore» come Soros.