Il presidente Emanuele Bevilacqua lo definisce un «teatro in movimento», riferendosi alla nuova stagione presentata ieri (in parte già programmata dall’ex direttore Antonio Calbi) e trasformazione del Teatro di Roma, con 23 produzioni su un cartellone di oltre 70 proposte che declina una presa «sul reale dal punto di vista formale e dei contenuti». Così per il 2019-2020 la stagione si prospetta per il neo-direttore artistico Giorgio Barberio Corsetti come: «Una vertigine che è il primo passo per riconnettere le questioni utopiche alle questioni etiche e sociali che attraversano il nostro tempo». Fra i 70 eventi si affaccia subito in apertura Milo Rau con due lavori: prima col suo Orestes in Mosul che ambienta la trilogia eschilea durante la guerra contro l’Is, poi con la lavorazione del film Nuovo Vangelo.

UN PROGETTO che, partendo da Pasolini, si realizza nei campi di pomodori tra gli immigrati schiavizzati, per proporre un discorso allegorico su sofferenza degli emarginati. Filippo Dini – che chiude il cartellone a maggio – propone una lettura di Così è (se vi pare) di Pirandello. Fra i tanti titoli due «Eduardo»: La grande magia con regia di Lluis Pasqual e Sik Sik con Carlo Cecchi. Il testo di Weber-Boronkay sul razzismo dell’ungherese Mundruczo; il nuovo progetto di Emma Dante Misericordia; Herlitzka in Falstaff e il suo servo di Fano-Calenda. Al teatro India viene riproposto dopo 43 anni, La rivolta degli oggetti di Alessandra Vanzi, Marco Solari e lo stesso Barberio Corsetti che faranno da guida a tre nuovi e giovani interpreti. Reza Koohestani rivisita dopo 20 anni i personaggi che lo resero famoso.