«Siamo nati per vivere insieme non per vivere separati l’uno dall’altro» così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha introdotto ieri la cerimonia al Quirinale per la consegna di 33 onorificenze al Merito della Repubblica italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel soccorso, a favore dell’inclusione sociale, della cooperazione, tutela dei minori, promozione della cultura e legalità. «Eroi civili vi hanno definito i media – ha proseguito Mattarella – ma siete persone che davanti a problemi comuni hanno fatto quello che pensavano fosse giusto. Non siete i soli, vi sono tante persone che si impegnano in base agli stessi valori».

La società che disegna Mattarella richiama i 250mila del corteo antirazzista di sabato scorso a Milano: «Il nostro paese – ha proseguito il capo dello stato – è ricco di umanità, di senso della comunità, di persone che sanno che si vive meglio se ci si impegna per l’interesse comune; se ci si impegna per persone che sono in difficoltà; se si combatte per sconfiggere prevenzioni e pregiudizi». Per poi concludere: «I riconoscimenti sono non soltanto l’indicazione che si vuole dare al nostro paese di comportamenti da apprezzare, ma anche da conoscere perché creino un’ondata di sostegno vicendevole e di solidarietà».

Tra i 33 premiati, Maria Rosaria Coppola: lo scorso novembre, mentre viaggiava su un treno della rete circumvesuviana verso Napoli, difese un ragazzo dello Sri Lanka vittima di una aggressione verbale da parte di un passeggero (a cui replicò «tu non sei razzista, sei stronzo»), unica dell’intero vagone a intervenire. Mustapha El Aoudi, cittadino marocchino in Italia dal 1990, a dicembre salvò Nuccia Calindro, dottoressa dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, dalla percosse del figlio di una paziente deceduta. E ancora la cittadina rumena Roxana Roman, proprietaria di un bar nel quartiere Romanina della capitale, che ha avuto il coraggio di fronteggiare due appartenenti al clan dei Casamonica, che aggredirono il marito e una cliente disabile per poi sfasciarle il locale.

Il riconoscimento è poi andato a Igor Trocchia: allenatore della squadra di calcio del Pontisola, ha ritirato il suo team da un torneo della categoria esordienti, d’accordo con i suoi atleti e la dirigenza, in solidarietà con il proprio centravanti tredicenne (genitori del Burkina Faso), offeso con insulti razzisti da un calciatore della squadra avversaria. «Giochino gli altri, noi ce ne andiamo – affermò allora Trocchia -. Nessuna coppa e nessun torneo valgono la dignità di un ragazzino».