L’arte ha anche una funzione politica. A cinque mesi dalle elezioni presidenziali del prossimo aprile, che in Francia stanno scatenando una campagna dove destra ed estrema destra hanno messo al centro l’immigrazione, è con un obiettivo apertamente politico che il Louvre ha organizzato, insieme ai musei regionali, 18 mostre che si sono aperte contemporaneamente in tutta la Francia, dedicate alle Arti dell’islam, Un passato per un presente (fino al 27 marzo).

DA MARSIGLIA a Digione, Saint-Denis, Tolosa o Saint-Louis (alla Réunion), l’idea è far conoscere al grande pubblico la ricchezza delle culture dell’islam e la loro iscrizione nella storia di Francia da più di 1300 anni. Il progetto è stato voluto dal governo, dopo il discorso di Emmanuel Macron ai Mureaux (comune della banlieue di Parigi) sui «separatismi», il 2 ottobre 2020, qualche giorno prima dell’assassinio del professor Samuel Paty, in cui il presidente incitava ad approfondire nel paese «conoscenza» e «comprensione dell’islam come religione, della civiltà che trasmette, del suo contributo al nostro paese e al nostro continente».

PER IL PRIMO MINISTRO, Jean Castex, l’iniziativa è «una risposta diretta a tutti i discorsi di odio». Le mostre sono gratuite, in ognuna ci sono una decina di opere, tra cui una di arte contemporanea, realizzata da un artista di un paese del mondo islamico (la metà sono donne). In totale più di duecento oggetti esposti, una sessantina prestati dal Louvre e centocinquanta circa dei fondi regionali.

IL DIPARTIMENTO delle Arti dell’islam del Louvre è stato aperto nel 2012, per presentare una collezione che ha più di duemila oggetti, molti dei quali provengono dalle collezioni reali, fin dal Medioevo. Oggetti decorativi, arte di vivere, tappeti, steli, armi, ceramiche, sculture, avori, cristalli, carte rare, provenienti da tutto l’arco islamico, dal Maghreb a Timbuctu, da Zanzibar al Medioriente, alla Turchia, fino all’India e ai confini della Cina, dalla Sicilia fine alle rive del Volga, queste opere raccontano la storia di queste regioni, ma anche i contatti con la Francia e l’interesse che re come Francesco I o Luigi XIV avevano dimostrato per questa arte. La nozione di «arte dell’islam» è stata inventata in occidente da viaggiatori europei tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Le diciotto esposizioni mostrano la diversità culturale di questo mondo islamico che tendiamo a semplificare.

GLI ARTISTI CONTEMPORANEI scelti affrontano i temi polemici di oggi: a Saint-Denis, per esempio, nella stessa sala dove è presentata la Chiave della Kaaba, c’è un’opera di una giovane artista, Halida Boughriet, Transit, un video che parla dell’immigrazione e dei suoi drammi, facendo ricorso alla metafora del volo d’uccello. A Blois, un altro video della franco-algerina Katia Kameli, Romanzo algerino, racconta il patrimonio culturale di Algeri. L’intenzione della curatrice delle 18 mostre, Yannick Lintz, che è direttrice del dipartimento delle Arti dell’islam al Louvre, è «permettere anche di vedere la civiltà islamica con un altro sguardo, che non sia il terrorismo e la radicalità, nelle mostre ci sono opere d’arte che sono il riflesso delle società di quei territori, tra l’Europa e la Cina, del loro gusto del bello, del lusso, delle decorazioni, dei diversi usi culturali che testimoniano».

UN’IMMAGINE dell’arte di vivere «spesso molto lontana da ciò che viene predicato in una certa parte del mondo islamico». Il progetto è prima di tutto didattico, vuole coinvolgere le scuole delle varie regioni e per questo ci sono stati corsi di formazione per gli insegnanti e sono previste iniziative di divulgazione tra i giovanissimi. L’iniziativa si rivolge con particolare attenzione ai giovani di famiglia immigrata, per valorizzare delle radici, un’eredità culturale che, attraverso di loro, fa parte della storia di Francia.