Mafia capitale cambierà anche tutto, ma intanto consente a Matteo Renzi di confermare uno dei punti più delicati dell’accordo sulla legge elettorale che il presidente del Consiglio ha firmato con Silvio Berlusconi. Si tratta delle liste bloccate, anzi dei capolista bloccati come da ultima versione dell’Italicum. Cambia nulla per Berlusconi, – contrarissimo alle preferenze – che gli elettori di Forza Italia possano indicare una scelta tra tutti i candidati in lista, facendo eccezione del primo. Tanto solo i capolista saranno eletti, non solo per il partito di Berlusconi ma per tutti quelli che non vinceranno le elezioni. Il sistema delle pluri candidature completerà lo scippo ai danni degli elettori. Tra le vittime dell’inganno c’è anche la Corte Costituzionale, che nella sentenza con cui ha bocciato il Porcellum ha criticato la non conoscibilità dei candidati per gli elettori. Ma per Renzi e Berlusconi l’accordo viene prima di tutto, e anche lo scandalo romano può aiutare.

«L’Italicum ci costringe a diventare un partito, indicando un capolista si farà la selezione della classe dirigente senza spartire i posti tra le correnti. La legge elettorale con il meccanismo del collegio e poi delle preferenze ci impone di essere un partito serio», così Renzi ieri parlando ai giovani democratici. Se dunque l’escamotage dei capilista bloccati sembrava essere stato messo in crisi dalla critica convergente dei costituzionalisti ascoltati dalla prima commissione del senato, se il presidente del Consiglio e la ministra delle riforme Boschi parevano convinti di dover mediare qualcosa con la minoranza del partito democratico che chiede a gran voce le preferenze, il caso mafia capitale con il suo portato di attenzione critica per le carriere politiche individuali torna utile per frenare ogni ipotesi di modifica. Le preferenze vengono di nuovo indicate come fonte di tutti i guai, tacendo il fatto che, ad esempio, nelle intercettazioni dell’inchiesta romana si parla abbondantemente di primarie truccate, le primarie che il Pd propone ormai da tempo come alternativa alle preferenze per far scegliere i candidati agli elettori.

Il presidente del Consiglio sa che sulle liste bloccate Berlusconi lo seguirà ovunque, garantendogli in commissione e in aula al senato quel sostegno che gli è indispensabile e con il quale ha già superato lo scoglio delle riforme costituzionali. Dall’ex Cavaliere il premier pensa di poter avere la spinta verso l’ultimo degli obiettivi sul quale si è alla fine attestato, e cioè il passaggio dell’Italicum in commissione entro natale. L’esame della legge, già approvata dalla camera a marzo ma ormai profondamente rivista (una sola soglia al 3%, premio di maggioranza per chi conquista il 40% di voti al primo turno o ballottaggio) riparte oggi. Prima di votare gli emendamenti, presentati da tutti i partiti, la presidente della commissione Anna Finocchiaro dovrà mettere ai voti l’ordine del giorno del senatore Calderoli. Nella sua versione di qualche giorno fa questo testo prevedeva di rinviare l’entrata in vigore della nuova legge elettorale al momento in cui sarà stata promulgata la riforma costituzionale. Scelta da una parte logica, perché è solo con quella riforma che verrà abolito il senato elettivo e dunque assumerà senso una legge elettorale che riguarda esclusivamente la camera. Ma scelta che rinvia la validità di una legge elettorale tanto attesa, soprattutto dopo la sentenza della Consulta, al verificarsi di un evento incerto e comunque assi avanti nel tempo. E infatti l’ordine del giorno Calderoli chiede anche al governo di intervenire sul sistema residuato dalla sentenza della Consulta, il cosiddetto Consultellum, per renderlo pienamente disponibile in caso di elezioni anticipate. Pd e Forza Italia sono ufficialmente contrari all’odg Calderoli, Renzi ha individuato un termine più vicino che è quello del gennaio 2016. Ma dal senatore leghista è lecito attendersi sorprese.