Corpi melodici, ritmici, un moto coreografico giocato sul suonar danzando. Accade in Dance of the Sun, performance-concerto, una sperimentazione tra il serio e il divertito in prima italiana l’altro ieri al Teatro Grande di Brescia. Nessun leggio, una trentina di musicisti della Geneva Camerata, diretti con originale piglio da David Greilsammer. Suonano a memoria Lully e Mozart, dando letteralmente corpo nello spazio alle partiture insieme a Juan Cruz Dìaz de Garaio Esnaola, danzatore storico della compagnia di Sasha Waltz, autore delle coreografie. Acclamato al debutto pre-pandemia dal New York Times, Dance of the Sun, in tour dopo Brescia in Francia tra Parigi e Avignone e poi in Spagna, lo spettacolo apre con la suite orchestrale Le Bourgeois Gentilhomme di Jean-Baptiste Lully. Non c’è un fronte unico per orchestra e danzatore, la musica barocca flirta con promenade e inchini delle danze di corte, con musicisti che formano serpentine, cerchi, piccoli gruppi intrecciandosi al movimento di Juan Cruz Dìaz de Garaio Esnaola e dell’elettrizzante direttore. Trascinante. Cambio di atmosfera per il Mozart della Sinfonia n. 40 in sol minore, avvolto nella semi-oscurità da un fumo denso. Impatto meno forte della prima parte da un punto di vista coreografico, con Juan Cruz più centrale rispetto al movimento dei musicisti, disposti comunque ad ardite novità, come suonare seduti su sedie capovolte a terra. Concerto nel complesso sorprendente per come esalta le potenzialità espressive del corpo in musica.