Mentre la presenza di bande fasciste tedesche e austriache rimane ancora da verificare, la provincia di Evros è da alcuni giorni in balia di squadracce di estremisti di destra greci. Sono gruppi «informali», spesso in tuta mimetica e con la doppietta in mano. Si presentano come «abitanti della zona» che lottano contro «l’invasione degli stranieri». Il loro compito consiste nel pestare chiunque incontrino per strada. Qualche giorno fa hanno aggredito il giornalista Kostas Pliakos della Cnn Greece, colpevole di essere stato testimone involontario di un’aggressione contro migranti stranieri.

LA MASSA DEI PRESUNTI salvatori della patria è disomogenea. Alcuni sono anziani abitanti dei villaggi di Evros che da anni danno la caccia al migrante per i piccoli furti che subiscono nell’orto oppure in casa. Sono in ottimi rapporti con la polizia e le pattuglie dell’esercito, a cui mostrano tutti i possibili passaggi attraverso il fiume. Tutto sommato sono i più folkloristici. Quelli più pericolosi sono i giovani dalle teste rapate che si vedono intrattenersi amichevolmente con gli ufficiali dell’esercito. Alba Dorata dispone ancora di una sede ad Alexandroupolis ma sembra che sia inattiva da quando, l’anno scorso, i nazisti hanno vandalizzato il cimitero islamico.

UNA PARTE DEI PICCHIATORI sicuramente appartiene al gruppo parafascista dei «Guardiani della Tracia», i cui militanti si muovono nella clandestinità e hanno più volte aggredito non solo migranti ma anche membri della minoranza musulmana. Secondo denunce delle organizzazioni della sinistra locale, alcuni «Guardiani» si erano infiltrati nella Milizia nazionale, un corpo di volontari attivo lungo la frontiera con la Turchia. Alexis Tsipras li aveva cacciati ma l’attuale premier Kyriakos Mitsotakis li ha ripresi. Il risultato è che, nell’attuale crisi, ci sono accuse anche contro il comportamento della Milizia, che è un corpo delle forze armate ma si comporterebbe come una squadraccia qualsiasi.

LA MIGLIORE DESCRIZIONE della situazione di violenza che domina la zona l’ha fatta Yannis Laskaratos, direttore del giornale locale I Gnomi tou Evrou: «Succedono cose spaventose. Uno tsunami nazionalista e intollerante si abbatte sulla nostra provincia. Tutti ostentano le loro armi recitando la parte dei resistenti all’“invasione” di migranti e profughi. La disgrazia più grande è che qualcuno ha convinto il premier a farsi fotografare con loro, a ripetere le loro parole di odio e a promettere la legalizzazione delle loro costruzioni abusive. La Chiesa benedice le armi e le autorità locali si fanno riprendere con gli uomini armati. Giorni di gloria per eroi in pantofole contro un nemico inesistente».

SE A EVROS I FASCISTI sono protetti da Nuova Democrazia, sulle isole la destra parlamentare non differisce da quella estrema. Poco prima che Erdogan trasportasse migliaia di migranti verso il confine, Mitsotakis aveva preso un grosso schiaffo. I poliziotti antisommossa mandati da Atene hanno ricevuto una batosta memorabile da parte della popolazione dell’isola, indignata dall’inerzia e incapacità del governo nel gestire la presenza dei migranti. Il governatore dell’Egeo settentrionale Kostas Moutzouris, di Nuova Democrazia, e la costola locale del partito hanno cavalcato la rivolta sposando le tesi più oltranziste. Il risultato è che ora militanti o ex militanti di Alba Dorata si muovono sotto la bandiera del partito di governo e dispongono di importanti appoggi nell’esecutivo: il ministro dello Sviluppo Adonis Georgiadis; quello dell’Agricoltura Makis Voridis; perfino il deputato Thanos Plevris, figlio di Kostas, l’uomo dei colonnelli in Italia.

A LESBO LE AGGRESSIONI sono numerose e avvengono alla luce del giorno. Qualche giorno fa è stato picchiato il fotoreporter tedesco Michael Trammer e una troupe televisiva greca. I migranti che vivono nell’inferno dell’hot spot di Moria non possono uscire perché le milizie glielo impediscono, come impediscono ai profughi appena sbarcati di lasciare la zona del porto. Molte Ong hanno annunciato la loro partenza.