Dal primo dicembre la dose booster di richiamo per il vaccino anti Covid-19 sarà disponibile – e richiesta – anche per le persone dai 40 ai 60 anni d’età. E la durata del Green pass potrebbe variare, soprattutto per i guariti. Sono le più importanti novità della campagna di immunizzazione annunciate dal ministro della Salute, Roberto Speranza, durante il question time di ieri alla Camera. Il ministro ha anche proposto, durante la cabina di regia che si è tenuta ieri a Palazzo Chigi, l’obbligo della terza dose per i sanitari e per chi lavora nelle Rsa. Ieri il bollettino quotidiano della pandemia ha registrato il dato più alto dal 13 maggio scorso: 60 morti e 7.891 nuovi casi; il rapporto tra positivi e tamponi è all’1,6%, in crescita rispetto allo 0,9% del giorno prima. Grazie ai vaccini, però, gli ospedalizzati sono 3.447 di cui 423 in terapia intensiva.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza

«LA DURATA DEL GREEN PASS per i soggetti guariti è di 6 mesi e per i vaccinati e di 12 mesi – ha spiegato Speranza rispondendo ad una delle tante interrogazioni parlamentari -. Il governo intende avviare un percorso di approfondimento per acclarare se vi siano le condizioni per valutare diversamente il certificato verde rilasciato ai guariti. Le evidenze suggeriscono che il rischi di reinfezione è basso se l’esposizione alla variante si verifica entro 3-6 mesi dalla diagnosi iniziale». Il Green pass per i guariti e per i vaccinati potrebbe dunque essere equiparato nella durata di validità, «ferma restando la verifica di compatibilità con il regolamento europeo n. 953/2021 che ha stabilito che i certificati di guarigione possono avere una durata massima di 180 giorni dal primo test molecolare positivo», ai fini della mobilità transfrontaliera. In ogni caso, ha precisato il titolare della Salute, «sulla base dell’osservazione, il Cts all’unanimità ha affermato la sussistenza delle condizioni per estendere la durata sia per i vaccinati che per i soggetti infettati e sottoposti ad una dose booster».

IL MONITORAGGIO infatti è continuo, ha sottolineato Speranza. Ieri, secondo i dati ministeriali, sono stati superati i 2,5 milioni di persone che hanno ricevuto la terza dose di vaccino, «strategica per il prosieguo della campagna». L’83,7% degli italiani ha completato il ciclo vaccinale, e l’86% ha ricevuto la prima dose. I Green pass scaricati (da vaccinati, guariti e tamponati) hanno raggiunto il numero di 122 milioni.

«ABBIAMO INIZIATO da immunocompromessi, fragili, sanitari, over 60 e chi ha avuto J&J, che possono avere il booster dopo sei mesi». «I numeri sono molto positivi e dobbiamo insistere perché ogni singolo vaccino ci consente di avere uno scudo più forte per la stagione invernale che sta arrivando», e che è «ancora una sfida aperta e non semplice da gestire». Perciò ora, «dal 1° dicembre, nel nostro Paese saranno chiamati alla dose aggiuntiva anche le fasce generazionali di chi ha tra i 40 e i 60 anni».

SULLA BASE DEI DATI pubblicati settimanalmente dall’Iss e di quelli mensili «real world», «già da settembre sono stati osservati i primi segnali di perdita di efficacia per alcune categorie, a partire da immunodepressi, anziani e ospiti delle Rsa, per cui è stata raccomandata una dose aggiuntiva». Ma, ha puntualizzato «per completezza» il ministro, «la norma che ha consentito l’estensione della validità della certificazione verde da 9 a 12 mesi per i soggetti vaccinati è stata in ogni caso il frutto di una precisa e univoca volontà parlamentare. Infatti, rammento che sono stati presentati, in sede di conversione del decreto n. 105 del 2021, due emendamenti parlamentari di identico tenore, in ordine ai quali il Governo, alla luce del parere del Cts, ha espresso parere favorevole».

SI SCHIERA A FAVORE dell’obbligo della terza dose per i sanitari, anche l’Ordine dei medici (Fnomceo) che si dice «pronto a dare una mano». E riguardo ai booster: «Molte vaccinazioni che facciamo oggi, come quella per l’epatite B, prevedono già una terza dose, non è una novità in termini di strategia vaccinale».

Ma non c’è solo il vaccino, finalmente: dal febbraio 2021 «il ministero ha immediatamente orientato la propria azione favorendo l’uso tempestivo degli anticorpi monoclonali». Le Regioni, precisa il ministro, ne hanno in giacenza a sufficienza rispetto al fabbisogno, e «le richieste hanno sempre avuto riscontro positivo». Incassato lo stanziamento, nella legge di Bilancio, dell’«oltre 1,8 miliardi» per «l’acquisto di vaccini e farmaci e per la cura del Covid», Speranza ha poi annunciato di aver pianificato, insieme all’Aifa e alla struttura commissariale, «lo stesso meccanismo di autorizzazione e di acquisto» degli anticorpi monoclonali «anche per i nuovi farmaci promettenti di Merck e Pfizer».