La prima trappola tesa da Di Maio al neosegretario Pd Nicola Zingaretti è sul salario minimo orario. Nel messaggio di auguri del leader del Movimento 5 Stelle arriva subito la sfida ad appoggiare il disegno di legge a prima firma Nunzia Catalfo: «Chi vuole fare gli interessi dei lavoratori non può tirarsi indietro. Il Movimento 5 Stelle è dalla loro parte», scrive su Facebook il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, rimproverando alla sinistra di non aver mai affrontato la questione quando era al governo. «Si tratta di una battaglia di civiltà – fa eco Francesco Silvestri, vicecapogruppo M5S alla Camera – e auspichiamo il massimo sostegno parlamentare. Penso che anche il neo segretario del Pd Nicola Zingaretti, a differenza dei suoi predecessori, sarà d’accordo con noi». Un messaggio al leader dem arriva anche dal presidente dei senatori grillini Stefano Patuanelli: «La tutela della dignità dei lavoratori non ha colore politico, ma solo una base di buonsenso che, sicuramente, non sfuggirà a Zingaretti». La risposta del Pd non tarda ad arrivare ma un semplice rivendicare la primogenitura della misura: «Sul salario minimo orario», fa notare Debora Serracchiani, «esiste una proposta di legge del Partito democratico, già depositata fin dallo scorso luglio, molto precisa e dettagliata» firmata da Mauro Laus, quindi «se quella del M5S è una iniziativa legislativa seria e non la solita campagna propagandistica, troverà sempre pronto il Pd nella difesa degli interessi delle categorie più deboli». Parole che unite a quelle del capogruppo dem Marcucci scatenano la controreplica dei grillini: «Siamo al governo e tocca a voi sposare il nostro ddl», rimarcano i pentastellati, parlando di Pd «fuori tempo massimo».
In realtà entrambi i disegni di legge vanno contro ai sindacati. Il prevedere un salario minimo orario, seppur nei casi di lavoratori non coperti dal contratto nazionale, viene considerato da Cgil, Cisl e Uil lo strumento per depotenziare lo stesso contratto nazionale e disincentivarne l’utilizzo. La controproposta dei sindacati è la contrattazione inclusiva: applicare lo stesso contratto nazionale a tutti coloro che operano nello stesso luogo di lavoro.
Ieri su questo versante è arrivata una novità inaspettata. Il vicepremier e ministro Luigi Di Maio incontrerà i sindacati mercoledì 13 marzo. Un confronto chiesto a gran voce da Cgil, Cisl e Uil a piazza San Giovanni lo scorso 9 febbraio. Al tavolo, che si svolgerà al Mise nel primo pomeriggio, siederanno insieme a Maurizio Landini (che ieri ha tenuto la relazione all’Assemblea generale della Cgil), Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo anche Paolo Capone per l’Ugl (sindacato filo-governativo e leghista) e per la prima volta anche l’Usb, vicino prima delle elezioni al M5s, con il coordinatore Pierpaolo Leonardi. Un incontro probabilmente a «largo spettro», come lo definiscono dal ministero, che risponde innanzitutto alla richiesta arrivata dal mondo sindacale e che vedrà sul tappeto i temi del lavoro, quelli dello sviluppo ma anche, inevitabilmente, quel salario minimo orario che tanto divide governo e sindacati.