Papa Francesco saluta Sergio Mattarella, giunto ormai al termine del suo mandato come presidente della Repubblica.
Quella di ieri mattina in Vaticano è stata infatti una sorta di udienza di commiato, alla conclusione della quale, per due volte, il pontefice ha ringraziato della «testimonianza» il capo dello Stato, che si prepara a lasciare il Quirinale, come ha ripetuto egli stesso in diverse occasioni. E il saluto al papa può essere interpretato come un’ulteriore conferma dell’intenzione di Mattarella di non accettare eventuali proposte di un secondo mandato.

Nei suoi sette anni di permanenza al Quirinale, Bergoglio e Mattarella si sono incontrati almeno quattro volte: la prima nel 2015, due mesi dopo l’elezione a presidente della Repubblica; poi nel 2017, con la visita del papa al Quirinale; e due volte nel 2020, a Bari per la conclusione dell’evento «Mediterraneo frontiera di pace» (promosso dai vescovi italiani) e a Roma durante un’iniziativa internazionale per la pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio.

Un tema, quello della pace, assai caro al papa, che domenica, al termine dell’Angelus a piazza San Pietro, parlando della crisi in Ucraina, ha nuovamente denunciato la proliferazione degli armamenti: «Quest’anno sono state fatte più armi dell’anno scorso. Le armi non sono la strada». E che è stato al centro anche del colloquio di ieri, durato circa 45 minuti. Francesco ha infatti donato a Mattarella due documenti pontifici: quello «sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune», firmato dal papa e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, il 4 febbraio 2019; e il Messaggio per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2022. Un testo inedito quest’ultimo, firmato da Bergoglio lo scorso 8 dicembre ma non ancora reso noto dalla Santa sede – verrà diffuso a breve – che Mattarella ha definito «fondamentale».

Durante il colloquio privato «cordiale», secondo la consueta formula utilizzata dalla sala stampa vaticana, «è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni intercorrenti tra la Santa sede e l’Italia, e ci si è soffermati su alcune questioni relative alla situazione sociale italiana, con particolare riferimento ai problemi della pandemia e alla campagna di vaccinazione in atto, alla famiglia, al fenomeno demografico e all’educazione dei giovani».

Nel seguito della conversazione, sono state prese in esame tematiche di carattere internazionale, con speciale attenzione al continente africano, alle migrazioni e al futuro e ai valori della democrazia in Europa». Come del resto già sottolineato pochi giorni dal papa durante il suo viaggio in Grecia e a Cipro, da dove proprio ieri sono partiti i primi dodici dei cinquanta migranti che verranno accolti in Vaticano grazie all’intesa raggiunta con Nicosia: la democrazia in Europa sta subendo un «arretramento», per colpa «dell’autoritarismo e dei populismi».