Un mezzo «sì» alla regolarizzazione dei braccianti migranti, un mezzo «sì» all’allargamento dei voucher. A dieci giorni dall’appello dei sindacati e dell’associazionismo che chiedeva tutele sanitarie e riconoscimento legale per i braccianti migranti rinchiusi nei ghetti a rischio Covid19, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova finalmente parla. Ma certo non con chiarezza.
Mentre la commissione bilancio del Senato bocciava l’emendamento al decreto legge Cura Italia presentato da tutta la destra sotto la pressione di Coldiretti per la semplificazione dei voucher – ci stanno riprovando in aula – la ministra in mattinata aveva per la prima volta affrontato il tema.
«Si litiga voucher sì voucher no – ha dichiarato Bellanova – dobbiamo fare ciò che è utile per non precarizzare ancora il lavoro ma non dobbiamo lasciare frutta nei campi o latte nelle stalle perché non sappiamo organizzarlo». Insomma, una mezza apertura. Ma poi nel più classico dei «un colpo al cerchio, un colpo alla botte», ecco una dichiarazione pro-migranti (e sindacati). «Adesso – ha aggiunto Bellanova – ci rendiamo conto di quanto siamo noi ad avere bisogno degli immigrati. Il Nord sta soffrendo. C’erano tanti e tanti lavoratori dall’Est per i raccolti. Abbiamo costruito il corridoio verde per merci e persone ma siamo di fronte a un’altra difficoltà, dall’Est non si vogliono spostare. Hanno disdetto contratti. Bisogna far sì che tornino a lavorare per la raccolta della frutta, parlerò con l’ambasciatore romeno (finito in un sostanziale nulla di fatto, ndr): li dobbiamo convincere che vengono a lavorare in sicurezza».
Parole più ferme arrivano sulla situazione dei migranti: «Abbiamo i ghetti dove monta disperazione per fame e solitudine. Vengono dal Sud del mondo e sono stati utilizzati spesso in nero. Si spostano su tutto il territorio nazionale. Tra poco usciranno dai ghetti e non col sorriso. Dobbiamo dare la possibilità di lavorare in modo regolare e non avere deficit di manodopera. Dobbiamo uscire dalla banalizzazioni di migranti come nemici, abbiamo bisogno di loro. O c’è lo Stato a governare questi processi oppure – ha sottolineato infine – ci sono le mafie. Diranno che voglio riempire il paese di immigrati ma loro qui già ci sono. Avere una norma che sbatte fuori le persone è sbagliato; averla adesso è doppiamente sbagliato».
«Aspettiamo un atto concreto per trasformare queste dichiarazioni di disponibilità alla regolarizzazione dei migranti in un atto concreto perché c’è urgenza, bisogna fare presto – commenta il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni – mentre sui voucher siamo totalmente contrari: servono contratti veri».
Intanto nella tendopoli di San Ferdinando a Rosarno la tensione sale. Da sabato scorso i migranti rifiutano i pasti di Protezione Civile e Caritas. «Più che rifiuto è una protesta contro una forma di pietismo perpetrato più volte nei loro confronti – commenta Rocco Borgese, segretario Flai Cgil di Gioia Tauro – . È settimane che in piena pandemia chiedono lavoro e tutele. E nessuno ha risposto».