Esce il 10 novembre presso la prestigiosa casa editrice Le Lettere di Firenze, nella collana «Novecento/ Duemila» una nuova edizione di Cùntura, di Nino De Vita, con una prefazione di Raffaele Manica (pp. 153, euro 19). Pubblicazione che segue l’antologia Il bianco della luna del 2020, Cùntura è ora arricchita di sei nuovi scritti (la prima edizione risale a venti anni fa per Mésogea, il testo era già valso a Nino De Vita il premio Napoli) e fa parte di una trilogia autobiografica sui primi diciotto anni di vita dell’autore, all’interno della contrada marsalese che gli ha dato i natali, scritta in dialetto siciliano, insieme a Cutusìo e a Nnòmura.

I «Cùntura», sono i racconti o le fiabe, in questo caso ventuno storie, generate dalla terra. Nino De Vita, scrittore e poeta dialettale, tra le voci più affascinanti della letteratura italiana contemporanea, ha coltivato fin dall’infanzia un profondo interesse per la tradizione orale siciliana, tramandata attraverso i racconti degli anziani. Così, quelli di De Vita sono personaggi nati in un’isola, e questo è già un indizio di solitudine. Nei suoi apologi, fiabe allegoriche, emergono le contraddizioni e l’umanità dei protagonisti in un contesto quasi teatrale, tragico ma talvolta dal finale aperto.

IN UN’EPOCA in cui il mondo sembra sfidare i confini, De Vita resta focalizzato, a suo agio, nel qui e ora. C’è nei suoi libri qualcosa di immutabile, la casa, la strada, il mare, gli amici, e sempre la natura. Come sostiene Hillman, è il luogo in cui siamo che diventa la verità essenziale delle nostre vite. Il nostro tempo si colloca sempre in un luogo, in un letto, a un tavolo, in una via. Nelle pagine di Cùntura, De Vita scrive nel siciliano di Marsala dove vive, e si auto-traduce. I suoi libri possono essere considerati parte di un unico grande poema. Un filo lega anche le storie in cui questa raccolta è divisa. Le gazze ladre, ingiustamente sgomberate dal loro nido. Le ciliegie protette dai vermi del padrone. Quelli che hanno paura della natura, e il cuore nel fianco delle lucertole che batte forte forte. Il pastorello che sogna che un angelo lo protegga. La mano del bambino, che mette gli uccellini in gabbia. L’asino, percosso, che prega Dio, come forse crede faccia il cane. La volpe, che si gioca la libertà per un maschio. Il riccio, che cerca un amico, e si imbatte in un uomo che lo ingrassa per mangiarselo.

DA CINQUANT’ANNI De Vita entra nella poesia italiana. I suoi versi si fondono con la poesia italiana, e vi si dissolvono, modificandone in parte la struttura e la composizione. In un’intervista, Borges, parlando dei suoi lettori, li descrive come amici silenziosi e invisibili, acquisiti nel tempo: quell’istintivo sentimento di amicizia è lo stesso che sorge improvviso quando si leggono i libri di De Vita.

* Sabato 4 novembre, appuntamento alle ore 17:30, al Teatro Sollima di Marsala, in cui Nino De Vita condividerà la sua esperienza letteraria, grazie al 38° parallelo, con Massimo Onofri, Marco Marino e Paola Silvia Dolci.