Stanno nascosti negli spazi di un mercato di paese o di città, si affacciano su una strada di campagna, guardano il mare o le montagne davanti a loro. Aspettano il viaggiatore, lo straniero, perché sanno che lui spera di incontrarli. Per trovarli ha una buona traccia: i profumi mandati in cielo da una cucina nella maggior parte dei casi all’aperto, o ricavata dentro spazi modestissimi.

E quando i profumi si fanno più forti, la loro attrazione irresistibile, allora lui, il viaggiatore, lo straniero, sa di essere arrivato a destinazione: chioschi, forni, bancarelle, capanni, furgoni attrezzati, carretti, dentro cui, da sempre, si celebra il rito del cibo di strada. Dimenticato per troppo tempo, più probabilmente snobbato, da guru e sotto guru della gastronomia, oggi il cibo di strada sta conoscendo nuova vita e giusti meriti. Perché non è solo questione di palato. È storia, tradizione, quotidianità della gente di tutto il mondo. Tornando al viaggiatore, allo straniero, in Toscana, sceglierà lampredotto bollito e trippa alla fiorentina; in Liguria fugassa (focaccia) con formaggio, con pesto, con acciughe; in Romagna piadina e crescioni, pesce fritto al cono, tortello nella lastra; a Napoli cadrà nella golosa trappola del Mangiamaccheroni; mentre in Sicilia diventerà seguace convinto del Pani ca’meusa, degli sfincioni, delle arancine di riso.

E spingendosi più lontano, ad esempio nel Maghreb, come saprà resistere a cous cous e tajine; come potrà non cedere, in Messico, a tacos (quelli veri, non da bar giovanilista) e burritos; in Argentina all’empanada criolla, in India al pakora e al biriani? Ci vorrebbero molti viaggi per provare tutto il cibo di strada del pianeta. E invece ne basta uno, dal 3 al 5 ottobre, a Cesena.

Meta da raggiungere l’ottava edizione del Festival Internazionale, dedicata, appunto, al cibo di strada. Ogni due anni, tra le vie del centro storico, spuntano una ventina di isole gastronomiche, dove regnano cuochi italiani e stranieri, maestri di capolavori da divorare camminando, oppure da consumare con calma a un tavolo. La lista delle regioni della nostra penisola e dei Paesi è lunga.

Curiose saranno di certo le esperienze in Giappone, Kurdistan e Romania. Fonte di apprendimento arriverà grazie alle Officine Gastronomiche, affidate alla direzione del giornalista Vittorio Castellani, in arte Chef Kumalè, eteronimo simil arabo – piemontese traducibile in ‘Chef Come va?/Come stai?’.

Giamaica, Mauritius, Antille, India, ciascuna con un piatto molto particolare, sono le mete che Chef Kumalè ha scelto. Tra un boccone e l’altro, il Festival offrirà musica, teatro di strada, talk food, incontri. Nessun biglietto per entrare, e invece (consiglio nostro) un buon posto per dormire: Bed & Breakfast Armonie, piazzetta Isei 24, 0547/26018, 338/5073590, 335/6304912, la doppia 59/68 . Centralissimo, silenzioso, accogliente. La prima colazione è pensata anche per celiaci, vegetariani e cultori del biologico. Info sul festival: cibodistrada.com.
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