Umanitari double face. Secondo un’inchiesta dell’Associated Press, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) ha inviato a Cuba giovani agenti sotto copertura, apparentemente impegnati in programmi sanitari e di aiuto allo sviluppo. Il loro compito era invece quello di reclutare «dissidenti» da impiegare nella propaganda antigovernativa e nelle azioni destabilizzanti.

Giovani provenienti dal Venezuela, dal Costa Rica e dal Perù, inviati a «promuovere la democrazia», come ha ammesso la Usaid (organismo strettamente legato alla Cia) in un comunicato. Uno dei tanti progetti finanziati ogni anno dal congresso Usa con milioni di dollari, e nel caso specifico giustificato con un programma sulla prevenzione dell’Hiv: «un obiettivo secondario», ha ammesso l’Agenzia Usa, negando però che si sia trattato di un «programma segreto» per quanto «discreto». E la congressista repubblicana Ileana Ros-Lehtinen, rappresentante della Florida e accesa anticubana, ha dichiarato: «Che l’Usaid stia prendendo misure per promuovere la democrazia a Cuba non è un segreto.

Dobbiamo mantenere la pressione sul regime castrista e continuare ad appoggiare il popolo cubano, che ogni giorno subisce l’oppressione». Nessun commento, invece, dal governo Usa.

Agenti addestrati alla buona, secondo l’inchiesta Ap, con solo trenta minuti di raccomandazioni su come aggirare i controlli sull’isola: contando sul fatto che «per quanto non vi sia certezza totale, le autorità cercheranno solo di intimorirti, perché il governo cubano preferisce evitare pubblicità negativa dei media all’estero, e non ha convenienza a colpire uno straniero». In tutto, una decina di ragazzi e ragazze, che – secondo Ap – hanno percepito un salario di 5,41 dollari l’ora più il viaggio.

Un’attività che è andata avanti anche dopo la scoperta di Alan Gross, il contractor della Usaid arrestato all’Avana nel 2009 e condannato a 15 anni per attività destabilizzanti. Un detenuto non proprio al centro delle priorità Usa, secondo quanto ha recentemente denunciato egli stesso. Il governo cubano lo lascerebbe andare per riportare a casa i suoi agenti, arrestati il 12 settembre 1998 dall’Fbi, processati e condannati all’ergastolo o a lunghissime pene negli Usa benché stessero svolgendo attività di prevenzione fra gli anticastristi di Miami (i Cinque cubani).

Finora, però, nulla si è mosso, nonostante le sollecitazioni inviate a Obama dagli attivisti internazionali per chiedere un suo intervento.
Nell’aprile scorso, Ap ha rivelato l’esistenza di un’altra rete eversiva organizzata contro l’isola dalla Usaid: il progetto ZunZuneo, una sorta di twitter, il cui scopo era quello di diffondersi tra i giovani cubani per spingerli «alla dissidenza». ZunZuneo era diretto da imprese di facciata basate all’estero e finanziato da banche straniere. Dopo aver attirato i giovani su temi di loro interesse, dalla musica allo sport all’intrattenimento, ZunZuneo inviava altro genere di sollecitazioni, in vista di promuovere azioni contro il governo.

Nel secolo scorso, l’ossessione di Washington contro la piccola isola, alimentata dalle mafie anticubane di Miami, ha lasciato una scia di sangue ma non ha raggiunto l’obiettivo di far cadere il governo cubano: nonostante le micidiali pressioni economiche imposte attraverso il bloqueo. Negli ultimi anni, i progetti del Pentagono e delle sue agenzie sembrano volti soprattutto alla conquista dei settori giovanili, come ha spiegato al manifesto Raul Capote, agente doppio cubano reclutato dalla Cia. A lui, giovane scrittore e dirigente sindacale, è stato chiesto di «indirizzare» il pensiero e la cultura in un senso più accettabile per il capitalismo occidentale. Capote e altri agenti doppi sono stati «bruciati» nel momento in cui le richieste della Cia si sono spostate sull’organizzazione di fatti violenti. Ancora una volta, non c’è stata nessuna sollevazione popolare contro il governo.

E oggi, dopo il cambio di registro politico avvenuto in gran parte dell’America latina, le agenzie di sicurezza Usa non hanno vita facile nel continente: tantomeno dopo le rivelazioni dell’ex agente della Cia, Edward Snowden, e del Datagate. Le agenzie per la sicurezza Usa – ha spiegato Snowden – spiavano illegalmente tutto il continente e gestivano anche diverse postazioni clandestine da cui organizzare operazioni sotto copertura. Da allora, sono state cacciate insieme alle loro Ong-paravento: dalla Bolivia di Evo Morales, dall’Ecuador di Rafael Correa, dal Venezuela di Nicolas Maduro.