Il linciaggio mediatico e sui social network a cui è stata sottoposta la maestra precaria Lavinia Flavia Cassaro – ripresa dalla telecamere di Matrix mentre inveiva contro le forze dell’ordine schierate a difesa di un comizio elettorale di Casa Pound, a Torino – sta producendo una fitta serie di prese di posizione a suo favore. «Non la conosciamo di persona – scrive in una nota il sindacato di base Usb – ma riconosciamo la sua incontenibile rabbia contro poliziotti che proteggono i fascisti, ammessi a partecipare alle elezioni in un paese la cui Costituzione lo vieta espressamente». Il sindacato critica la scelta di «proteggere fascisti e leghisti» con una polizia «impegnata con zelo nelle cariche a chi contesta i vari Di Stefano, Fiore, Meloni e Salvini». L’attacco «a Lavinia è un preciso avvertimento rivolto alla categoria dei docenti – conclude Usb – un monito a tenere la testa bassa. Lavinia non era in servizio, un episodio della sua vita privata è usato per mettere in discussione il suo lavoro, il suo stipendio, la sua professione».

«Ignobile e delirante linciaggio». Così Piero Bernocchi definisce gli attacchi giornalistici e politici subìti dalla donna. L’obiettivo della polemica è l’agghiacciante uscita padronale di Renzi a Matrix. Per il segretario del Pd, Cassaro dovrebbe essere «licenziata». E la ministra piddina Fedeli ha avviato un’indagine ministeriale sul suo comportamento – non in classe, ma in una manifestazione pubblica. »è un’uscita da squallida campagna elettorale – commenta Bernocchi – Si è buoni o cattivi maestri per il lavoro in classe, non per i comportamenti e i pensieri espressi fuori dalla scuola». I Cobas mettono gratuitamente a disposizione della maestra i loro legali. Bernocchi valorizza il comunicato del collettivo delle «Cattive Maestre» a sostegno di Lavinia Flavia Cassaro che ha avuto un’importante ed efficace circolazione in rete ed è stato attaccato in Tv e sui social.

Molto forte è l’intervento del movimento femminista «Non una di meno» che scenderà in piazza per lo sciopero dell’8 marzo: «Attaccando questa maestra si ribadisce un modello di scuola patriarcale e sessista a cui le insegnanti, come missionarie, dovrebbero aderire in ogni momento della propria vita. Siamo solidali con lei e tutte le insegnanti che si vorrebbe ridurre al silenzio sotto il ricatto di un lavoro sottopagato e precario. Questo è un attacco a tutti i lavoratori pubblici. Li vogliono avvisare: quanto fanno nella vita extra-lavorativa peserà nella valutazione del loro lavoro».

A smontare l’autoritaria e incostituzionale posizione di Renzi hanno pensato i giuristi democratici che hanno sottolineato l’illegittimità di una richiesta di licenziamento. «Il lavoratore – spiegano – non vende più se stesso ma solo le attività indicate nel contratto e nell’orario di lavoro, restando irrilevante la sua vita extra-lavorativa. Se verrà rilevato un elemento giuridicamente rilevante nella condotta di Cassaro, ne risponderà, Ma licenziarla ora significherebbe solo segnare un’equidistanza tra fascismo e antifascismo, tra chi spara e chi grida a volto scoperto e mani nude, e questo non è accettabile». «Un licenziamento in tronco di una dipendente pubblica da parte del segretario del partito di governo in diretta televisiva non si era mai visto. Per lo meno in democrazia» ha scritto Marco Revelli su «Doppiozero».

Il coro dell’intolleranza è stato rotto anche da un appello congiunto firmato dalle redazioni dei siti EuroNomade e Effimera che denunciano il tentativo di «neutralizzare lo spazio democratico aperto dal corteo di Macerata in poi che ha rivelato una nuova vitalità dell’antifascismo non istituzionale come pratica concreta dell’antirazzismo e dell’antisessismo».