La Tav, a queste condizioni, non s’ha da fare. A pronunciarlo è il politico che più si è speso per la realizzazione dell’opera: il senatore Pd Stefano Esposito. Pasdaran, ultras del Tav, sono solo alcuni degli epiteti che hanno accompagnato il suo nome nelle cronache di questi anni. In ogni momento, più o meno topico, non è mai mancato un suo commento. Sempre nelle stessa direzione: ostinata e favorevole.

Succede, però, che un giorno spunti il Contratto di programma Rfi 2012-2016, firmato l’8 agosto dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e dall’amministratore delegato di Fs, Michele Elia. All’interno, i costi della tratta transfrontaliera della Torino-Lione, la parte finanziata da Francia e Italia (si tratta del tunnel di base e poco più), lievitano dagli 8,3 miliardi di euro previsti nel 2012 a ben 12, a cui si aggiungono 1,6 miliardi per le spese relative a progettazioni e studi. In totale, sono 13,6. Per l’Italia, che secondo l’accordo del 30 gennaio del 2012 deve sobbarcarsi il 57,9% dell’opera, la spesa arriverebbe a 7,7 miliardi, rispetto ai 2,9 preventivati con grande ottimismo e con la (fragile) sicurezza del finanziamento europeo.

Roma, per la sola tratta internazionale, dovrebbe sborsare – al netto della quota Ue – 7,7 miliardi. Il senatore Esposito, a sorpresa, è intervenuto ieri mattina con una nota: «Nel caso in cui dovessero essere confermate le cifre date da Rfi, non indugerò un solo minuto a presentare una mozione parlamentare per chiedere al governo l’immediata interruzione dei lavori e la rinuncia alla realizzazione della tratta italiana del Corridoio Mediterraneo. Infatti, se il costo della Torino-Lione fosse di 7 miliardi meglio pagare le penali alla Francia. Basta con il paese dei furbi e dei burocrati che decidono senza rispettare il Parlamento». Ha, poi, chiesto un’audizione urgente dei vertici Rfi, del ministro Maurizio Lupi e del ministero dell’Economia, in Commissione Trasporti, al Senato, per fare chiarezza sui costi.

Sul fronte dei favorevoli, Mino Giachino, Forza Italia, già sottosegretario ai Trasporti, prova, invece, a rinfocolare il tifo pro Tav: «Non si può neanche ipotizzare il no all’opera». Sull’altro fronte, Nicola Fratoianni, Sel, e Pippo Civati chiedono una commissione parlamentare d’inchiesta: «Si abbia il coraggio di sospendere i lavori fino a quando tutti gli aspetti oscuri della Tav non saranno chiariti». Il M5S, attraverso la consigliera regionale Francesca Frediani, invita la Regione Piemonte a chiedere lo stop dei cantieri.