Abbiamo raggiunto al telefono a Londra uno dei più interessanti esperti di Kurdistan siriano: la ricercatrice Harriet Allsopp. In un’intervista del marzo 2013 al manifesto Allsopp predisse lo straordinario esperimento politico in corso a Rojava. La studiosa ha vissuto nel Kurdistan siriano dove è stata presa in ostaggio per alcune settimane. Uno dei libri più significativi sui kurdi siriani è il suo: «The kurds of Syria: political party and identity in the Middle East».

Chi sono i Ypg e che legame hanno con i comitati popolari attivi a Rojava?
Le unità di protezione popolare (Ypg) sono l’esercito del Partito democratico unito (Pyd): proteggono le aree kurde siriane, sono impegnati nel contenere lo Stato islamico (Isis) a Kobane. Proprio con la guerra contro l’Isis sperano di conquistare legittimità internazionale. C’è una connessione con i comitati popolari, nati durante le rivolte siriane nella regione di Rojava, ma ora Ypg è un vero e proprio esercito con molte donne e giovani nelle sue fila.

Che relazione c’è tra Ypg/Pyd e Pkk?
Il partito dei lavoratori kurdi (Pkk) e Ypg/Pyd non sono movimenti indipendenti, fanno entrambi parte del Knk (Congresso nazionale kurdo), ombrello che unisce le organizzazioni kurde, guidato da Abdullah Ocalan.

La Turchia bombarda il Pkk nel Kurdistan turco. Perché invece non interviene a Kobane al fianco dei kurdi siriani?
Il governo turco non vuole armare Ypg e Pyd per il loro legame con il Pkk. Sostenere i kurdi siriani significherebbe rafforzare il Pkk. Se il governo turco ha appoggiato l’Esercito libero siriano (Els) contro il presidente Bashar al Assad, e indirettamente i kurdi del Pyd, ora non può più farlo. Il Pyd ha sempre combattuto in Siria la sua battaglia autonoma senza sostenere né Assad né le opposizioni. Ora però appoggiare Ypg e Pyd per il governo turco è diventato un pericolo. Ci sono poi gruppi islamici in Turchia che fanno lobbying contro un intervento turco in Siria. Ogni azione turca in territorio siriano potrebbe ritorcersi contro Ankara.

Perché i peshmerga iracheni non sostengono Ypg e Pyd?
Questa divisione riflette la rivalità tra Abdullah Ocalan e Massud Barzani. Sono due leader rivali che perseguono politiche diverse. Barzani ha ottime relazioni con il governo turco e non ha mai sostenuto l’indipendenza del Pyd. Eppure Ocalan e Barzani hanno cooperato per combattere contro Isis: cosa senza precedenti nella storia kurda. Ma le differenze restano. Per esempio chi avrebbe dovuto salvare i kurdi di Sinjar? Il comando è separato, non c’è una cooperazione seria. Barzani poi è un neo-liberale, il suo partito rispecchia le divisioni tribali tradizionali mentre Pkk e Pyd sono partiti ideologici.

Quale relazione c’è tra Pjak iraniano e Pyd/Ypg?
Anche l’Iran mira a frenare i combattenti kurdi. Il Partito per il Kurdistan libero (Pjak) è un gruppo satellite del Pkk. Il Pjak durante la crisi siriana ha deciso di non opporsi al governo di Tehran ma di mandare i suoi combattenti in Siria.

Ocalan dal carcere sembra pronto a chiudere la tregua con Ankara.
Ci sono dubbi sulle reali condizioni di Ocalan in prigione e se ha effettivi contatti con l’esterno, ma dal momento che le sue dichiarazioni vengono applicate dal Pkk devono essere considerate veritiere.

La nascita di uno stato kurdo va negli interessi di Israele?
Gli israeliani sostengono l’indipendenza del Kurdistan iracheno, stabile, secolare, un buon alleato per l’Occidente. Ma la possibilità che Ypg e Pyd stabiliscano una confederazione con Barzani è contro gli interessi occidentali. Hanno sostenuto le opposizioni siriane ma ora perseguono l’unità territoriale. Pyd poi è percepita come un’organizzazione radicale che pone rischi per gli occidentali che la sostengono.

Come valuta l’ampiezza delle manifestazioni della diaspora kurda?
È impressionante. Riflette la rabbia contro Turchia e Stati uniti che monta tra i kurdi. Ma la forza dei kurdi è che non si fanno coinvolgere nello scontro settario tra sunniti e sciiti, sebbene per interessi Barzani appoggi le autorità sciite a Baghdad, i kurdi perseguono la loro lotta per l’indipendenza. A sostegno della popolazione di Kobane, centinaia di accademici kurdi hanno firmato un appello alla comunità internazionale. «La crisi umanitaria causata da Isis continua a terrorizzare e causare lo spostamento forzato di migliaia di persone in Medio oriente», si legge nel documento. Gli accademici chiedono il riconoscimento ufficiale della repubblica di Rojava. «Incoraggiamo il governo turco a negoziare con i rappresentanti kurdi. I politici kurdi di Rojava devono essere riconosciuti come autorità legittima e devono essere fornite loro le armi necessarie per confrontarsi contro la minaccia di Isis».