Il peso – tonale, cromatico, politico/intellettuale – è da sempre uno dei problemi che affligge i prodotti dell’abbinamento DC Comics e Warnerbros. Dalla sua, l’ultimo film della franchise fumettistica (e un mega successo internazionale), Aquaman, ha parecchie armi che contribuiscono a limitare ai dialoghi, a certa recitazione e a quello che succede sulla superficie terrestre, la percentuale di piombo che rende indigeribile l’ossatura concettuale ideata da Christopher Nolan e Zack Snyder, che purtroppo è sempre una dominante dei film.
Acqua è in tutti sensi la parola chiave del nuovo lavoro di James Wan, che dal primo, cheappissimo Saw è gradualmente salito negli indici di gradimento degli Studios con successi come Insidious, The Conjuring e l’ottimo Fast & Furious 7, il film d’addio di Paul Walker e uno dei punti alti della serie.

Alle prese con l’universo liquido in cui è ambientata la maggior parte della storia, Wan (un australiano di origine cino/malese) si abbandona all’elemento con la libertà di un pittore e la temerarietà fantasmagorica di registi hongkongesi come Tsui Hark e Kirk Wong; il digitale un pennello della fantasia con cui popolare il fotogramma di creature fantastiche, draghi degli abissi, città sommerse, uomini anfibio che saettano nel blu con la velocità di razzi, principesse dai capelli rosso fuoco tipo Sirenetta di Disney e un’estenuante fuga sui tetti di una città sicula ispirata a Erice ma ricreata in gran parte negli studi della Village Roadshow dove si girano anche i Pirati dei Caraibi.

ALTRA ARMA vincente dell’arsenale di Wan è l’hawaiano Jason Momoa, nei panni di Aquaman, alias Arthur Curry, frutto dell’amore tra la regina acquatica Atlanna (Nicole Kidman) e il guardian di un faro (l’attore neozelandese Temuera Morrison); che con tutti quei muscoli sembra disegnato anche lui e sopporta le battute più temibili (ce ne sono tante) con stoica, sorridente autoronia e capigliatura fluttuante. Recita un po’ con i capelli (ma ne ha molti di meno) il suo antagonista e fratellastro Orm Marius (Patrick Wilson). In fatto di supereoi a sfondo storico/mitologico con problemi di lotta per l’ascesa al trono, l’ultimo Thor batte Aquaman su tutti I fronti. Ma il film è ricco di momenti che si fanno divorare con gli occhi e Wan comunica una voglia di giocare che dallo schermo avvolge la sala