Vakhtang Enukidze sarebbe morto per un edema polmonare. È il primo risultato dell’autopsia eseguita ieri sul corpo del 38ennne georgiano deceduto sabato 18 gennaio, dopo il trasporto in ospedale dal Cpr di Gorizia d’Isonzo. L’esame autoptico è stato condotto dal dottor Carlo Moreschi. Presente anche il medico legale Lorenzo Cociani, perito di parte scelto dal Garante nazionale dei detenuti. Proprio Cociani ha detto per primo ai microfoni Rai che «apparentemente, al momento, si può tendenzialmente escludere che ci siano state lesioni traumatiche tali da poter esser messe in concausa con il decesso». Il medico ha anche escluso che l’edema sia dipeso da una patologia. «La morte è stata imputata a un edema polmonare, si tratta di capire cosa l’abbia provocato», ha detto all’Ansa Riccardo Cattarini, avvocato che rappresenta il Garante dei detenuti. Maggiori dettagli verranno fuori dagli esami istologici e tossicologici. Saranno pronti entro 60 giorni.

LE CAUSE della morte di Enukidze erano inizialmente state ricercate in una colluttazione avuta martedì 14 con un uomo di origine egiziana all’interno della struttura detentiva e poi nell’intervento degli agenti per sedare la stessa rissa. Un intervento descritto da diversi testimoni come molto duro. Il Procuratore di Gorizia Massimo Lia, comunque, ha invitato alla «prudenza», affermando che è presto per dare «un’indicazione precisa e univoca». Il magistrato inquirente ha dichiarato all’Ansa: «Non escludiamo al 100% cause di tipo violento». Meno prudenti le dichiarazioni dell’assessore alla sicurezza del Friuli-Venezia Giulia Pierpaolo Roberti (Lega), che in una nota ha affermato: «Credo siano doverose le scuse di chi negli ultimi giorni ha insinuato l’ipotesi di un pestaggio o che ci si trovasse di fronte a un nuovo caso Cucchi».

«IL DECESSO del migrante non è stato dettato da cause ascrivibili a terzi, eppure questo dato non deve abbassare il livello d’attenzione sul centro che sarà costantemente monitorato e su cui intendiamo intervenire con strumenti normativi», ha dichiarato nel pomeriggio Sabrina De Carlo, deputata 5 Stelle che ha visitato il Cpr venerdì scorso e che denuncia «strumentalizzazioni» sul caso. Debora Serracchiani, ex presidente del Friuli-Venezia Giulia e parlamentare Pd, ha invitato a rispettare il lavoro della magistratura «dall’inizio alla fine», anche alla luce della prudenza del Procuratore.

IL GARANTE nazionale dei detenuti ha precisato in un comunicato che non è suo stile fornire anticipazioni rispetto a un esame ancora formalmente in corso. In ogni caso, scrive, «il non emergere, stando alle prime valutazioni dei periti, di elementi indicativi di un pestaggio come causa principale della morte di Enukidze non diminuisce l’assoluta volontà di fare piena luce su eventuali comportamenti lesivi della sua integrità fisica nel periodo in cui è stato privato della libertà da parte dell’autorità pubblica».

NON BASTA escludere che il pestaggio sia causa della morte, insomma. Occorre capire cosa è accaduto davvero sui diversi fronti. «Non deve esserci spazio per nessun sospetto di omertà o di impunità rispetto alla morte di un giovane uomo mentre era sotto la responsabilità dello Stato», scrive ancora il Garante, che invita i testimoni a fornire informazioni all’autorità giudiziaria.

DIVERSI MIGRANTI presenti al momento dei fatti, intanto, sono stati espulsi o rimpatriati volontariamente. Sebbene siano stati prima ascoltati dagli inquirenti, l’allontanamento dall’Italia potrebbe complicare l’accertamento della verità. Si tratta di cinque o sei persone. Nel Cpr, invece, continuano le tensioni. Sabato notte i reclusi hanno protestato ancora, incendiando alcuni materassi. Chiedono di essere liberati da una struttura detentiva in cui si finisce senza commettere reati, per la sola mancanza dei documenti di soggiorno.