È un gioco colto quanto amaro che tre teatranti conducono (nella sala Assoli) nel dare ascendenza letteraria alla tragedia sanitaria e quotidiana che viviamo. Covidio è il titolo che sincretizza il nome della pandemia con uno dei massimi poeti latini, che per la propria «libertà» artistica fu da Roma esiliato. Lino Fiorito è artista visivo che ha dato cornice e visualità al meglio della nuova scena napoletana; Luciano Saltarelli è in assoluto uno degli attori migliori di quello stesso ambito; Angelo Curti è da sempre l’anima organizzativa di Falso Movimento prima e poi di Teatri Uniti. Tutti e tre si mettono in gioco, anche letteralmente sondando la fortuna alle carte, saltando senza rete tra alto e basso. Si resta ammirati, da chi non si arrende alla quotidiana banalità del male, anzi «malattia».
Covidio, la banalità della malattia
A teatro. È un gioco colto quanto amaro che tre teatranti conducono (nella sala Assoli) nel dare ascendenza letteraria alla tragedia sanitaria e quotidiana che viviamo.
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A teatro. È un gioco colto quanto amaro che tre teatranti conducono (nella sala Assoli) nel dare ascendenza letteraria alla tragedia sanitaria e quotidiana che viviamo.
Pubblicato 3 anni faEdizione del 20 novembre 2021
Gianfranco Capitta, NAPOLI
Pubblicato 3 anni faEdizione del 20 novembre 2021