Il governo italiano sapeva tutto dal 5 gennaio, i cinesi lo avevano avvertito. Per questo l’avvocato Carlo Taormina – che gli storici attestano accanto a Priebke e a Biscardi, Berlusconi e Grillo – lo ha denunciato alle procure di mezza Italia per epidemia colposa, omicidio colposo e attentato alla Costituzione. Tra le altre cose. La notizia non è proprio inedita, visto che l’avvocato ha regalato l’esclusiva al Tempo, alcuni mesi fa. Così come non era ignoto che anche il Codacons di Carlo Rienzi si stesse dando da fare. Sul sito dell’associazione si possono ancora firmare due denunce precompilate in cui si accusa il governo di non aver istituito la famosa zona rossa di Alzano e Nembro e/o di non aver protetto gli anziani nelle Rsa. I moduli si trovano accanto a quelli più recenti per chiedere l’ecobonus Covid e per ottenere la restituzione dei biglietti dei concerti annullati. Il Codacons ha girato le denunce a 104 procure (lasciandone fuori appena una trentina). Altri cittadini, per lo più avvocati, hanno presentato denunce opposte, accusando il governo di aver fatto troppo – tesi salviniana – estendendo inopinatamente il lockdown a tutto il territorio nazionale. In totale le denunce sono oltre duecento, la novità di ieri è che la procura di Roma alla quale sono state girate per competenza territoriale le ha trasferite al tribunale dei ministri. Chiedendo l’archiviazione.

La notizia l’ha data direttamente palazzo Chigi, potendo così comunicare insieme la consegna di un avviso di garanzia a Conte, Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza e la valutazione della procura (pm Eugenio Albamonte e Giorgio Orano) che ha giudicato le denunce «infondate» e ha chiesto l’archiviazione.

Non è uno scandalo, come dicono l’avvocato Taormina (che già chiede udienza al tribunale dei ministri) o il senatore Gasparri (che avrebbe un ruolo istituzionale, presiedendo la giunta per le immunità del senato), ma è quello che prevede la procedura per i reati ministeriali. Del resto andò così quando la stessa procura di Roma chiese identica archiviazione per Salvini nel caso Alan Kurdi.

Sarà adesso il tribunale dei ministri (tre magistrati estratti a sorte tra tutti quelli del distretto di Roma), eventualmente all’esito di nuove indagini, a decidere se procedere o meno. Tra i reati ipotizzati anche quelli di abuso di ufficio e attentato ai diritti politici dei cittadini. Difficile che da questo genere di denunce possa derivare qualche problema per il presidente del Consiglio e per i ministri. Ma è prevedibile che questo sia solo il primo episodio che coinvolge il governo, in una stagione di inevitabili verifiche giudiziarie sulla gestione dell’emergenza.
Per l’una e per l’altra ragione, la reazione di Giuseppe Conte è assai prudente e misurata. «Io e i ministri – scrive su facebook – abbiamo sempre ispirato la nostra azione ai principi di precauzione e trasparenza e ai criteri di adeguatezza e proporzionalità. Ci siamo sempre assunti la responsabilità, in primis “politica”, delle decisioni adottate». E aggiunge, in una rara professione di umiltà: «Abbiamo agito senza la pretesa di essere infallibili ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile».

Nel frattempo Salvini chiedeva niente di meno che la galera per il presidente del Consiglio e i ministri perché «hanno sulla coscienza i morti in Lombardia e gli affamati nel resto d’Italia». E invece Meloni, ricordando quello che la destra aveva sostenuto proprio rispetto a Salvini e ai suoi avvisi di garanzia per le navi delle Ong, spiegava che «le scelte politiche del governo non vanno approvate dai pm». «Gli avvisi di garanzia sono un atto dovuto, siamo orgogliosi del nostro governo per la gestione della crisi» è invece la generale e prevedibile reazione dei partiti della maggioranza. Renziani esclusi.