Oggi Arci Milano, Lodi, Monza Brianza porterà al Prefetto di Milano, dott. Renato Saccone, le chiavi dei Circoli che il governo ha deciso di chiudere. Una tessera di Arci regalata al Prefetto e una al Sindaco di Milano Beppe Sala.

«Consegnare le chiavi dei Circoli – dice il Presidente di Milano Maso Notarianni – è un gesto pubblico e simbolico che Arci ha deciso di compiere per esprimere la contrarietà alle scelte del Governo che non solo ha imposto la chiusura ai circoli Arci, ma non ha nemmeno previsto le indispensabili misure di ristoro né in occasione del primo lockdown né in occasione di questa chiusura forzata. Ma Arci non si arrende, e ancora una volta mette a disposizione delle amministrazioni locali e dei cittadini le sue strutture e i suoi volontari per contribuire al sostegno delle persone in difficoltà. Nei prossimi giorni, infine, i Circoli apriranno a sorpresa e a turno (purtroppo anche in questo caso simbolicamente) per spiegare le ragioni di Arci alle cittadine e ai cittadini delle nostre città».

Da marzo a oggi i circoli dell’associazionismo ricreativo e culturale hanno adeguato il loro intervento e hanno rigorosamente rispettato tutte le misure di contenimento della pandemia.

Oggi, davanti alla chiusura imposta, vogliamo esprimere la nostra preoccupazione e una critica che speriamo costruttiva. Arci Milano, Lodi e Monza Brianza ha costruito o contribuito a costruire nel periodo del primo lockdown decine, centinaia di iniziative sul territorio a cui sovente le amministrazioni locali si sono appoggiate per portare aiuti a chi più duramente era stato colpito dalla chiusura totale. Pacchi alimentari gratuiti e dispositivi di protezione sono stati distribuiti a migliaia di cittadini, e migliaia sono state le spese a domicilio consegnate a chi non poteva uscire di casa.

Nonostante questo, le disposizioni finalizzate a contenere la pandemia non riconoscono il valore sociale dell’attività svolta dall’associazionismo ricreativo e culturale: un colpo durissimo per l’Arci, per le sue socie e soci, che sono più di 1 milione in Italia e quasi 100.000 a Milano, Lodi, Monza e Brianza, e per tantissimi circoli che rischiano di non riaprire mai più. Non possiamo accettare la chiusura delle attività culturali, sociali e ricreative.

L’Arci in questi mesi, nonostante le enormi difficoltà, ha continuato ad offrire socialità in sicurezza nei suoi circoli in tutta Italia, adottando da subito i protocolli a tutela della salute dei singoli e della collettività.

I nostri circoli sono oggi chiusi, ma i sostegni economici per noi sono praticamente inesistenti: ci troviamo oggi in una situazione non più sostenibile. I provvedimenti dell’ultimo Dpcm, senza prevedere indennizzi come per altre categorie, penalizzano fortemente l’associazionismo diffuso di promozione culturale e sociale che svolge un’attività fondamentale per la democrazia e per la coesione sociale del Paese.

Un ruolo che vogliamo continuare a svolgere, e anche per questo ci siamo già messi a disposizione delle amministrazioni locali per sostenere azioni di solidarietà, mutualismo e aiuto ai cittadini in difficoltà.

Riteniamo profondamente sbagliato affrontare il contenimento della pandemia con criteri che appaiono spesso condizionati dalle lobby dei settori più potenti piuttosto che realmente utili a contenere il virus, con una politica che sembra concentrata più sullo scaricare sui soli cittadini la responsabilità del contenimento del virus piuttosto che sul approntare misure utili a questo scopo come ad esempio il potenziamento della sanità territoriale o del trasporto pubblico.

Ci siamo sempre battuti e ci battiamo affinché le misure siano guidate da una visione del mondo egualitaria, che corregga le distorsioni e le carenze del welfare che la pandemia ha evidenziato, certi che l’associazionismo ricreativo e culturale possa dare un contributo importante in questa direzione.