L’Italia ha ottomila chilometri di coste: la metà circa di queste è costituita da spiagge di sabbia o piccoli ciottoli, l’altra metà è costituita da coste rocciose. Purtroppo quasi tutte le spiagge, che hanno un grande valore estetico e biologico, di anno in anno si accorciano; dall’inizio del Novecento l’Italia, rispetto ad una superficie totale di circa 300.000.chilometri quadrati, ha perduto da 200 a 400 chilometri quadrati di coste sabbiose, si è «ristretta», di un millesimo della sua superficie.

Le onde marine provocate dal vento battono le spiagge e ne spostano continuamente la sabbia e, nello stesso tempo le spiagge sono lambite da continue correnti di acqua di mare, in genere parallele alla costa, le quali spostano anch’esse la sabbia.

Le spiagge sono «esseri» in continuo movimento e offrono, a chi le vuole guardare, innumerevoli sorprese; i granuli di sabbia, aventi diametro variabile fra un decimo di millimetro fino a due millimetri, provenienti da azioni fisiche sulle rocce interne e trasportate dai fiumi, «parlano», raccontano la propria storia e provenienza.

La spiaggia sabbiosa assume un volto mutevole nel tempo e presenta un grande interesse naturalistico. In quanto interfaccia fra mare e terra è infatti uno dei più straordinari ecosistemi: punto di incontro fra le acque dolci dei fiumi e del sottosuolo e l’acqua salina del mare, possiede, nella sabbia e nelle dune, una ricca, spesso quasi invisibile, flora e fauna, un grande patrimonio di biodiversità.

Le dune, le ondulazioni sabbiose create nel corso di secoli dal vento alle spalle delle spiagge, sono state predisposte dalla natura a protezione della vegetazione interna.

Il restringimento della superficie delle spiagge italiane, più rapido da 40 anni a questa parte, sta preoccupando, oltre che i naturalisti, amministratori pubblici e operatori turistici.

Le cause dell’erosione sono abbastanza note: proprio per la sua bellezza la spiaggia attrae il turismo e quindi ha un grande valore anche «economico» ma, nel suo uso a fini ricreativi, l’intervento umano apporta inevitabili modificazioni che possono compromettere la stabilità dell’intero ecosistema.

Dapprima si insediano delle cabine con gli ombrelloni, poi le cabine si trasformano in ristoranti, palazzine e alberghi; per raggiungere il mare e i ristoranti e i nuovi edifici bisogna realizzare strade per le automobili e piazzole di sosta, spianando le dune.

Molti porti o porticcioli turistici, insediati nel posto sbagliato, ben presto si riempiono della sabbia asportata dalle coste vicine, e così si spendono soldi per svuotare i porti dai depositi e si spendono soldi per ricostruire le spiagge erose.

Uno dei più bei racconti dell’interfaccia fra mare e terra è contenuto nel libro «The edge of the sea», pubblicato nel 1955 dalla biologa americana Rachel Carson (1907-1964), l’autrice del più noto libro: «Primavera silenziosa» del 1962. «La riva del mare» meriterebbe di essere conosciuto e studiato — anche da amministratori e governanti — in un paese come l’Italia che ha una così lunga estensione di coste, tutte in pericolo.