La donna che visse nelle città di mare di Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque, edito da Giunti (pp. 409, euro 15.90), è un romanzo storico ma anche un omaggio a una vicenda familiare che, come le autrici scrivono nei ringraziamenti, esigeva di essere raccontata. Le avventure della protagonista, Costanza Andaloro, traggono infatti ispirazione dalla vita della nonna di una delle due autrici che hanno saputo creare un intreccio ben costruito che si conclude negli anni 2000.
La vicenda comincia agli inizi del ‘900 a Messina: Costanza ha sedici anni ed è stata chiesta in moglie da Alfonso, un ragazzo di cui è sinceramente innamorata. Le due famiglie si sono conosciute e, pur nelle loro differenze, hanno accettato la decisione dei due e sono alle prese con i preparativi per le nozze. Il matrimonio però non verrà mai celebrato: il padre di Costanza si toglie la vita e nonostante gli Andaloro cerchino di nascondere la verità sui fatti per evitare l’onta del suicidio, la famiglia di Alfonso lo scopre e decide di interrompere il fidanzamento.

COSTANZA, dopo mesi di sofferenza, parte per New York dove l’aspetta una cara amica, Giuseppina Vitale che diventerà un’ostetrica militante per il diritto alla contraccezione. Qui inizia una nuova vita, frastornata dal rumore e dal ritmo della metropoli, riesce a non pensare alla fine del suo sogno d’amore e al dolore per la morte del padre, che scopertosi malato e senza possibilità di guarigione aveva deciso di uccidersi per evitare a se stesso e ai suoi familiari la tragedia dell’agonia. A New York Costanza inizia a lavorare in una sartoria e viene corteggiata dal figlio di un amico di famiglia, Frank. Dopo due anni di permanenza negli States, suo fratello Ruggero che l’aveva convinta a partire, sua madre e il fratellino Guglielmo la aspettano a Messina. A impedirle di tornare, però, è il terremoto che distrugge la città nel 1908, sterminando, pare, l’intera famiglia di Costanza. La giovane si chiude nel suo dolore, si indurisce e perde del tutto la speranza di poter essere felice, seppure sia ancora così giovane. Allontana Frank e decide di accettare la richiesta di matrimonio di Pietro Malara, un musicista che ha conosciuto a casa dei suoi ospiti: mai Costanza avrebbe pensato di cedere alla proposta di quell’uomo più vecchio di lei, vedovo e già padre di un figlio. Nei primi tempi del loro matrimonio Costanza è ancora ossessionata dalla tragedia della perdita dei suoi cari e dal non aver potuto vederli, salutarli, vivere i rituali così necessari del lutto, quando però Pietro le comunica di dover tornare in Italia da solo, Costanza gli chiede di partire con lui e a Napoli torna finalmente a vivere.

CHI LEGGE viene a conoscenza della sua vita nella città partenopea a partire dalla voce di Zina, un’anziana rintracciata da Lucilla, la bisnipote di Costanza, nel 2012. La giovane donna è un soprano, in attesa di un’audizione al Teatro San Carlo e nel frattempo indaga sul passato della sua antenata. La donna che visse nelle città di mare è un romanzo avvincente, ben scritto, che racconta di donne coraggiose, che hanno vissuto in modo del tutto eccentrico il ruolo di moglie e di madre. La narrazione delle tante vicende che connotano la vita di Costanza e delle altre personagge viene svolta attraverso vividi dialoghi, lettere e brevi riflessioni, in un’alternanza che rende piacevole e appassionante la lettura.