«Uniti nella diversità» è il motto dell’Ue. E non potrebbero essere più diversi i profili politici di António Costa e Kaja Kallas, nominato l’uno presidente del Consiglio europeo, l’altra Alto rappresentante dell’Ue e la sicurezza. Il primo è leader carismatico collocato decisamente a sinistra, saldamente liberale, anti-russa e pro-Kiev la seconda.

Sessantaquattro anni, famiglia di origini di Goa, ex colonia portoghese in India, António Costa è cresciuto negli anni ‘90 all’ombra del premier socialista Guterres. Alla guida del governo arriva nel 2015 con una piattaforma anti-austerità, stringendo alleanza con il Partito comunista portoghese e il Bloco de Esquerda (con dentro il trotzkista Partito socialista rivoluzionario). In chiaroscuro i risultati effettivi delle politiche sociali dei suoi anni di governo, Costa sarà costretto a dimettersi a fine 2023 per accuse di corruzione che hanno toccato diversi membri del suo governo. «Promuoverò l’unità tra i 27 stati Ue», queste le prime parole dopo la nomina.

Kallas parte invece con la disapprovazione del Cremlino («nota per dichiarazioni russofobe»), che non distendo certo gli animi sul fronte orientale. Nata a Tallin nel 1977, figlia d’arte – suo padre Siim è stato primo ministro e commissario ai Trasporti con Barroso -, avvocata e leader del liberale Partito riformatore dal 2018, Kallas è alla guida del governo in Estonia dal 2021. Decisa sostenitrice di Kiev dopo l’invasione russa, la premier ha spinto la Ue in direzione di politiche il più possibile dure contro Mosca, e si è mostrata favorevole al rafforzamento militare dell’Ue. Meno definita al momento, la posizione sul conflitto israelo-palestinese, con il quale dovrà presto misurarsi nella sua nuova veste di capo della diplomazia Ue.

Diverso poi il destino anche per l’assunzione della carica dei due designati. Costa subentrerà automaticamente all’attuale presidente del Consiglio, il liberale belga Charles Michel, il cui mandato scade a fine novembre. Diverso il discorso per la premier estone, che succede all’attuale capo della diplomazia di Bruxelles, il socialista spagnolo Josep Borrell. Come tutti gli altri indicati da ciascuno dei paesi dell’Ue, passerà singolarmente all’esame degli europarlamentari, presumibilmente in autunno. Una prova non scontata, a rischio di bocciature eccellenti, anche se mai verificatesi per il ruolo di Alto rappresentante.