Vie strette, case in pietra e cortili curati. La cittadina di Revine Lago, in provincia di Treviso, si affaccia su due laghi. Circondato da un’ampia area verde, il comune attrae turisti italiani e stranieri. Lungo le rive dei laghi, tra i canneti, si può passeggiare, c’è gente che prende il sole e si possono affittare i pedalò. Di vigne nemmeno l’ombra. Eppure per arrivare a Revine Lago si percorre la Strada del Prosecco. Appena fuori dai paesi, dove le case si fanno più rarefatte, compaiono le vigne. Il paesaggio è quello collinare, dove i clivi sono dolci e consentono un lavoro più facile tra i filari.

Il comune dirimpettaio di Revine Lago è Tarzo, altrettanto incantevole. Le colline di Tarzo, però, sono punteggiate di viti, alcune appena piantate, altre più vecchie. I due comuni rientrano nell’area del Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene, area storica di coltivazione dell’uva glera. «Tutto è cominciato quando hanno impiantato il primo vigneto nel nostro comune», racconta la portavoce del comitato mamme di Revine Lago, «lavorando tutte in altri comuni conoscevamo la situazione del territorio e ci siamo allarmate». Il gruppo, nato nel 2016, composto da mamme e non solo, si è rivolto subito all’amministrazione chiedendo un regolamento più restrittivo, «per il rispetto del territorio e della salute dei cittadini». Il gruppo ha anche raccolto quasi 850 firme, sui 2.200 abitanti: «I cittadini di Revine hanno a cuore questo territorio, sentiamo il loro supporto».

Il gruppo ha incontrato un’amministrazione sensibile: «Il sindaco ci ha accolti subito e ci ha chiesto un sostegno» racconta la portavoce delle mamme. Michela Coan, sindaca di Revine Lago, è stata premiata, insieme ad altre prime cittadine con il Lombrico D’Oro, un riconoscimento per gli amministratori impegnati nella difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini. Da due anni partecipa alla Marcia Stop Pesticidi che si è svolta ai primi di maggio. «Il futuro dell’ambiente e quindi dell’agricoltura sarà senza pesticidi», sostiene la prima cittadina, sottolineando come opporsi all’uso di pesticidi sia un suo dovere. Michela Coan auspica in futuro l’abbandono anche del rame e dello zinco nei trattamenti, concessi all’agricoltura biologica. «Bisogna puntare alla qualità di quello che facciamo, adottare il principio di precauzione», sottolinea la sindaca.

«Il gruppo delle mamme si è rivolto a noi preoccupato, così abbiamo deciso di stendere un nuovo regolamento di polizia rurale», spiega. Il regolamento ha messo dei paletti rigidi per i nuovi impianti di vigneti e frutteti che chiedono l’autorizzazione al comune: l’estensione della coltura non deve superare i 4000 metri quadri, devono essere garantite opere di compensazione e deve mantenere una distanza di almeno 50 metri dai punti sensibili frequentati dalla popolazione. «Non possiamo vietare l’impianto di una nuova vite su un terreno privato o obbligare alla coltivazione biologica», dice la sindaca. Le misure hanno fatto da dissuasore e agli uffici comunali non sono arrivate altre domande.

Gli spazi di manovra per i sindaci non sono molti, spiega Michela Coan, che sottolinea come la presenza di aree protette possa aiutare a mettere dei limiti. «Fondamentale è la formazione delle persone», dice riferendosi alla diffusione di informazioni relative ai rischi e alle alternative. «Un sindaco ci deve provare, anche a rischio di un ricorso, come è successo in altri comuni».

Il gruppo mamme racconta come ha aiutato l’amministrazione cercando contatti e informazioni. «Il regolamento impone distanze di trattamento a 100 metri dalle abitazioni», sottolinea la giovane portavoce. Lo scopo non è solo tutelare la popolazione dall’uso di pesticidi ma anche preservare la biodiversità del comune. Il gruppo ha organizzato serate informative aperte a tutti. Non sempre è stato facile. Ci sono stati atti vandalici e telefonate sgradevoli.

Dall’esempio del gruppo mamme di Revine Lago sono nati comitati in molti comuni veneti, soprattutto nell’area più ampia del Prosecco Doc. «La gente si sta allarmando perché i vigneti arrivano vicini alle case, agli asili» racconta la giovane mamma, «in tanti ci hanno contattato per capire come iniziare, come organizzare serate informative». Il gruppo è nato dal basso, composto da persone comuni, che svolgono i lavori più disparati e non sono mai state parte di associazioni. Sono riusciti ad ascoltare preoccupazioni e timori: «Abbiamo trasmesso la voglia di tutelare i nostri figli e abbiamo spinto a chiedere e fare domande». Si sono rivolte a loro persone che avrebbero voluto vendere la casa per trasferirsi in un altro comune, altre costrette a vivere recluse durante il periodo dei trattamenti delle viti, altre ancora che si sono ammalate. «Quando fanno i trattamenti devi chiudere porte e finestre, riportare in casa il bucato, i bambini non possono giocare fuori», dicono.

Il comune ha vietato il diserbo chimico su tutto il suo territorio e si sta attrezzando per il biodiserbo. Gli operai comunali sono solo due e devono far fronte a tutto il verde. Così il gruppo mamme e la sindaca hanno partecipato a giornate di diserbo manuale collettivo, lungo i marciapiedi e in cimitero. Revine non è l’unico comune dove le cose cominciano a cambiare: «Alcuni, come Cappella Maggiore, mi hanno chiesto consigli per il rinnovo dei regolamenti di polizia rurale», dice la sindaca. Non si tratta di un’operazione facile: «Deve esserci un lavoro comune con i consorzi e con i proprietari dei vigneti. I comuni che hanno piantagioni nei loro territori fanno più fatica a proporre cambiamenti». La prima cittadina auspica linee decise da parte della Regione Veneto e dello Stato.

Il dialogo con i produttori non è facile: «A una delle serate informative abbiamo invitato alcune cantine e sono venuti solo due viticoltori», ricorda la giovane mamma. «L’aria che respiriamo è la stessa, non siamo gli uni contro gli altri, dobbiamo essere uniti e migliorare il sistema», sottolinea. Il cambiamento arriva anche dalle pratiche e il gruppo mamme del comune di Revine Lago lo sa bene. Per questo vuole coinvolgere direttamente contadini del territorio. Ha organizzato un corso di orto sinergico con 70 persone per diffondere le alternative al convenzionale. È poi parte attiva del Comitato Marcia Stop Pesticidi e punta alla convergenza tra tutti i comitati trevigiani, attraverso un neonato forum.