Delle chiacchiere da bar o da autobus tutti si lamentano del clima e delle conseguenze del riscaldamento. Poi però tutti, o quasi, proseguono per la propria strada, nell’indifferenza. Come se la faccenda non ci riguardasse davvero. Così, può succedere che i media prestino più attenzione all’ultimo flirt di un divo che a una rassegna di senso come CinemAmbiente che si sta svolgendo a Torino in questi giorni. Peccato perché ci sono realtà avvincenti da scoprire. Come quella della nascita di Greenpeace attraverso un poderoso documentario – How to change the world di Jerry Rothwell che in diversi paesi (Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia, Germania) è uscito nelle sale cinematografiche e che nel capoluogo sabaudo passa sabato 10 ottobre (ore 20) nel Concorso internazionale.

Attraverso materiali di repertorio, girati dagli attivisti, supportati da interviste e brani di articoli e libri, Rothwell ci porta agli inizi degli anni ’70 quando un gruppo di giovani nordamericani decide di opporsi agli esperimenti nucleari statunitensi. Prima di tutto il contesto. Il Canada all’epoca era una sorta di prosecuzione del movimento hippy anni ’60, il posto dove i giovani statunitensi renitenti alla leva, perché destinati al Vietnam, trovavano rifugio. Lì un gruppetto di idealisti armati di barbe e capelli parte su una barca da pesca, la Phyllis Cormack, affittata da John, comandante sdentato, per puntare verso Amchitka, un’isoletta dell’Alaska dove il Pentagono e l’ente atomico hanno deciso di testare bombe nucleari. Sta per essere fatta esplodere la terza tremenda carica, nome Cannikin, 350 volte più potente di quelle sganciate sul Giappone.

Loro vorrebbero arrivare in prossimità dell’isola per impedire il botto, ma una nave della marina statunitense, la Confidence, li obbliga a mollare il colpo. Fallimento? Mica tanto perché l’attenzione mediatica è stata forte. Al loro ritorno sono accolti come eroi. Mente è il giornalista Bob Hunter che sa come smuovere i media. Poi gli altri tra cui l’indomito Paul Watson e Bill Darnell che conia il termine Greenpeace come sintesi tra ambientalismo e pacifismo.

La seconda azione, contro una baleniera sovietica li consacra eroi planetari, con l’immagine dell’arpione sparato sopra le loro teste per colpire la balena diffuso dalle tv di tutto il mondo.
Greenpeace diventa simbolo mondiale, in tanti improvvisano iniziative e aprono sedi, spesso senza alcun coordinamento. Il gruppo di ecologisti libertari non è attrezzato per strutturare un’organizzazione mondiale. Nascono dissapori, contrasti, liti, errori, ma non va dimenticato il seme che è stato piantato da quei ragazzotti pelosi (sono così ancora oggi, indomiti fricchettoni, tranne Hunter scomparso 10 anni fa) che hanno avuto un’intuizione geniale e per perseguire il loro obiettivo hanno anche rischiato la ghirba. Musiche d’epoca con Pink Floyd, Canned Heat, Joni Mitchell, Leonard Cohen, immagini di prima mano grazie alle riprese dei pionieri ambientalisti e una storia che merita di essere vista e conosciuta.