Il nove novembre cade il centenario della morte di Guillaume Apollinaire, uno dei più grandi poeti del Novecento. Ma quanto tempo ancora dobbiamo attendere noi cittadini, interessati al patrimonio culturale della nostra città, prima di vedere rimossa la falsa targa di piazza Mastai, in Trastevere, dove si legge: «Nei pressi di questa piazza in una casa ora scomparsa il 26 agosto 1880, vide la luce Guillaume Apollinaire, creatore di forme poetiche che chiuse la movimentata esistenza a Parigi il nove novembre 1918»? La targa va spostata in via Milano 19, un palazzo umbertino all’incrocio di via Nazionale, nel rione Monti e corretta nella data di nascita che avvenne il 25 agosto. Sono trascorsi più di trent’anni da quando il compianto francesista Pasquale Aniel Jannini, spulciando nell’ufficio parrocchiale della chiesa di San Vito in via Carlo Alberto 47, a due passi da Santa Maria Maggiore, dove fu battezzato il 29 novembre, scoprì il certificato di nascita di Guillaume Apollinaire e ne diede subito notizia in articoli e riviste.
Da allora si sono succeduti diversi assessori alla cultura, rimasti sordi a quella scoperta. Ne parlò anche Adèma, uno dei massimi studiosi apollinairiani, quando venne alla mostra della biblioteca italiana dell’autore di Calligrammes, alla Galleria francese di piazza Navona nel febbraio del 1996. Apollinaire era dunque monticiano, non trasteverino e restò nella Capitale ben sette anni, prima di soggiornare a Monaco e poi a Parigi. Non dimenticò mai il cielo azzurro di Roma, mano nella mano di sua madre Angelica, giocatrice d’azzardo nei locali più malfamati di mezza Europa. Quando fu incolpato ingiustamente per il rapimento della Gioconda al Louvre, Maurras dell’estrema destra lo accusò di essere un «meteco, un polacco senza nazionalità francese», peggio: un italiano che oggi si direbbe sans papier. Quando capito a piazza Mastai e vedo gruppetti di turisti con il naso all’insù, incuriositi dalla targa, mi sale la pressione e vorrei con le mie mani rimuovere quella falsità. La nutrice che lo allattò abitava in viale Trastevere 18 e si chiamava signora Molinari in Baldo. Apollinaire dà conto della sua allegra e tragica infanzia romana ne Il poeta assassinato.
Ho umilmente raccontato quegli anni in La banda Apollinaire.
Gentile sindaca Virginia Raggi, non vorrei che qualcuno di Forza Nuova, devoto a Maurras, credendolo un immigrato senza permesso di soggiorno, spezzasse la targa. Contando sulla sua sensibilità, la saluto cordialmente.