Mi raccontate con parole vostre il lavoro che abbiamo fatto in classe in questi ultimi giorni?

«Abbiamo pensato sui fratelli e le sorelle. Poi abbiamo parlato, abbiamo scritto, abbiamo letto quello che abbiamo scritto». «Prima avevamo letto una lettura sul nostri sussidiario dei linguaggi che parlava di fratelli e sorelle. C’era un testo riflessivo, con il monologo interiore. Era tutto un monologo interiore. Poi abbiamo provato a scrivere noi». «Abbiamo scritto un testo noi seguendo l’esempio dello scrittore. Anzi, della scrittrice». «Chi aveva un fratello, doveva fare un testo. Doveva parlare di suo fratello. Chi aveva una sorella, di sua sorella. Chi aveva sia un fratello o una sorella o tre fratelli e una sorella o due sorelle… Insomma, doveva parlare dei rapporti con i suoi fratelli e le sue sorelle che aveva, i fratelli e le sorelle maggiori o minori, cioè più piccoli o più grandi di lui».

«Però non avete detto una cosa: chi non aveva sorelle o fratelli doveva ugualmente fare il testo individuale, non poteva non farlo. Si doveva immaginare di avere un fratello o una sorella a sua scelta. Almeno uno, più grande o più piccolo». «S. che non aveva fratelli o sorelle ha immaginato di avere una sorella come sua cugina. Invece T. ha immaginato di avere un fratello che assomigliava un po’ al suo cagnolino, perché T. ha un cagnolino bellissimo che io ho visto quando sono andata a casa sua». «Però ho fatto finta che era un umano, non un cagnolino. Perché io non potrei essere la sorella di un cagnolino. Altrimenti dovrei essere anche io una cagnolina, non una ragazza».

Nel vostro testo, seguendo l’esempio della lettura, avete parlato delle cose positive e negative nell’avere un fratello o una sorella. Ne ricordate qualcuna? Iniziamo da quelle positive o negative?

«Negative. Per me una cosa negativa è che io, mia sorella… Cioè, io ogni tanto vorrei giocare anche con lei, ma appena giochiamo lei urla e non si riesce a giocare mai». «Per me dipende se i fratelli e le sorelle sono più piccoli o più grandi: se sono più piccoli sono un po’ una scocciatura perché poi, si sa, i piccoli hanno sempre ragione anche quando non hanno nessuna ragione e questo per me non è giusto». «Anche se però hai due sorelle grandi come me, ci sono dei problemi. Per esempio che vogliono sempre parlare loro. E poi non ti dicono le loro cose perché pensano che io sono sempre piccolo. Insomma, io devo dire tutte le mie cose a loro, ma loro non dicono nessuna delle loro cose a me». «A me non piace quando mia sorella, la mia sorellina, dice che sono uno sfigato». «Noi bisticciamo sempre, però dopo facciamo quasi sempre la pace». «A me non piace molto questa cosa che devi sempre dividere le tue cose con tuo fratello o tua sorella perché poi va a finire che non ho nessuna cosa mia».

«Mia sorella mi dà fastidio perché dà dei pizzicotti grandissimi, mi fa male, ma poi dice che non mi ha fatto niente, dice delle bugie e certe volte mia mamma crede a lei invece che credere a me». «A me… Io… Il mio rapporto con mia sorella, per me, è bello, perché lei mi aiuta sempre a fare i compiti, quando ho bisogno. Poi… Poi è simpatica, bella, gentile…». «Quando vengono a casa nostra dei miei amici, mia sorella vuole sempre essere al centro dell’attenzione. Ma se vengono delle sue amiche non vuole: devo stare chiuso nella mia camera». «Anche mia sorella è insopportabile». «Mio fratello certe volte fa la lotta con me e mi aiuta, ma non mi fa male anche se lui è molto più grande di me, facciamo la lotta per gioco».

E le cose belle? Quando siete unite?

«Quando noi giochiamo insieme e non bisticciamo è bellissimo, ma capita poche volte perché abbiamo idee diverse, età diverse. Poi io sono un maschio e lei è una femmina». «Noi siamo uniti quando la mamma o il papà si arrabbiano». «Una cosa bella è che mia sorella certe volte, non tutte, se i miei genitori mi sgridano, lei sta con me, lei sta dalla mia parte, lei mi difende». «A me piace quando mio fratello mi fa dei comp0limenti perché mi fa piacere». «A me piace quando mio fratello si allena con me a calcio o a pallacanestro perché lui è molto bravo a giocare e poi mi insegna delle mosse e dei tiri speciali».