All’assemblea dell’Anci, ieri, è stata la giornata della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. La platea giusta per annunciare la circolare ai prefetti con le indicazioni sulle manifestazioni, circolare che nel pomeriggio era ancora in fase di revisione vista la complessità della materia. Cancellare la protesta pacifica di piazza non è possibile, la Costituzione detta all’articolo 17: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica».

LAMORGESE ieri ha dovuto premettere: «Il diritto di manifestare è costituzionalmente garantito ma esiste anche un bilanciamento dei diritti: servono regole che proteggano gli altri cittadini, il diritto al lavoro e alla salute. Sto per emanare una direttiva che tiene conto di questi principi, riconoscendo il diritto alla manifestazione con delle regole precise». E ancora: «Le attività commerciali sono state messe a dura prova in un momento di ripresa. Non si può pensare che le penalizziamo con tutte queste manifestazioni».

GLI INTERESSI dei negozianti, quindi, in cima alla spinta a intervenire ma anche la curva dei positivi che sale: «Siamo in pandemia, rischiamo che ci sia un aumento dei contagi – ha proseguito -. Dobbiamo stare attenti a queste manifestazioni No vax e No pass. I tanti cittadini che si sono vaccinati e che osservano le regole hanno diritto ad avere spazi di vita sicuri. I sindaci sono dalla nostra parte». Centri storici e vie dello shopping blindate, nessun appuntamento fino a sedi di partito, di sindacato o istituzionali. Sit in statici, distanziamento e mascherine, cortei con percorsi autorizzati dai Comitati per l’ordine e la sicurezza con l’obiettivo di mediare per evitare tensioni e nuovi scontri. Ma una protesta così irregimentata finisce per perdere ogni efficacia, oscurando e silenziando il conflitto anche senza eliminarlo sul piano formale.

LA DIRETTIVA è arrivata solo a tarda sera. Cominciando dalla fine: si applica a tutte le manifestazioni ma «si evidenzia come l’evoluzione del fenomeno correlato alla protesta per le misure emergenziali dettate dal Covid-19 ne renda necessaria l’urgente e immediata attuazione». Sono le proteste No green pass quindi a fornire l’innesco per un giro di vite di carattere generale. Le decisioni andranno prese nei singoli territori all’interno del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Ai prefetti il compito di individuare «specifiche aree urbane sensibili, di particolare interesse per l’ordinato svolgimento della vita della comunità, che potranno essere oggetto di temporanea interdizione allo svolgimento di manifestazioni pubbliche per la durata dello stato di emergenza, in ragione dell’attuale situazione pandemica». Ma si concede un punto: «L’individuazione di tali aree dovrà avvenire nel rispetto del principio di proporzionalità, atteso che il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi e manifestare liberamente in luogo pubblico costituisce espressione fondamentale della vita democratica e come tale va preservato e tutelato».

AI QUESTORI, invece, decidere le modalità delle proteste: «Determinate manifestazioni potranno tenersi esclusivamente nel rispetto di specifiche modalità di carattere restrittivo, per le quali ad esempio potrà essere disposto lo svolgimento in forma statica in luogo di quella dinamica ovvero prevista la regolamentazione di percorsi idonei a preservare aree urbane nevralgiche». Il governatore Fredigra: «Per colpa delle manifestazioni No green pass a Trieste abbiamo avuto il più grande cluster della storia della pandemia in Friuli Venezia Giulia. Secondo i rilevamenti fatti, si sono sommati due fattori: la vicinanza con la Slovenia, dove il virus circola molto e ci sono pochi vaccinati; le proteste dove non è stato rispettato alcun tipo di regola per la sicurezza personale. La maggior parte dei partecipanti non era vaccinata, non sono state utilizzate le mascherine e ci sono stati urla e cori uno attaccato all’altro, senza mascherine. C’è il rischio entro fine mese di finire in zona gialla».

IL PREFETTO DI NAPOLI, Claudio Palomba, ha spiegato: «Domani ci sarà il Comitato per l’ordine e la sicurezza durante il quale ci confronteremo rispetto alle manifestazioni annunciate per sabato. Si possono emettere delle prescrizioni, non si tratta di autorizzazioni perché bisogna tenere conto del diritto a manifestare». Dopodomani a piazza Dante, nel pomeriggio, è previsto il raduno dei No green pass. Mentre a piazza Garibaldi alle 14 partirà il corteo dei Movimento dei disoccupati 7 Novembre che sui social mette in chiaro: «Vogliamo che sabato a Napoli sia una manifestazione partecipata, ampia che dia voce ai disoccupati, ai lavoratori, ai licenziati, a chi lotta tutti i giorni per campare e che viene colpito da denunce, processi, multe, fogli di via contro chi sciopera. Addirittura indagando il movimento per associazione a delinquere. Non possiamo permettere ulteriori divieti e limitazioni alle manifestazioni».